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La ragazza che non c’era

La ragazza che non c’era

Aguscello, periferia di Ferrara. Il cadavere di una giovane donna bionda e molto magra viene ritrovato all’interno dell’ex ospedale psichiatrico femminile. Attorno a lei un materasso sporco, degli avanzi di cibo e delle bottiglie vuote. Porta con sé la carta di identità di Silvia Gallerani, ferrarese, di ventitré anni, ma il documento è certamente rubato, in quanto le impronte non corrispondono. Il corpo viene preparato per l’autopsia, tuttavia nelle quarantotto ore che devono intercorrere tra il ritrovamento del cadavere e l’inizio dell’esame autoptico la ragazza sparisce. Si alza e scappa, approfittando di una porta aperta dal personale al lavoro in obitorio. Si tratta quindi di un caso di morte apparente, su cui dovranno indagare l’ispettrice Nives Bonora, il commissario Brandi e tutta la polizia di Ferrara. L’inchiesta prosegue e i poliziotti riescono a trovare un indirizzo che potrebbe far luce su ulteriori dettagli; arrivati all’appartamento corrispondente, all’interno dei “Grattacieli” di Ferrara, Bonora e il collega Cavicchi riescono ad individuare un uomo biondo, alto e magro, sulla quarantina, che appena li identifica come membri delle forze dell’ordine scappa, urlando improperi con un accento dell’est e aprendo il fuoco sul pianerottolo. Le indagini sulla ragazza senza nome si fanno quindi sempre più complesse. Allo stesso tempo, un importante ginecologo della città muore in circostanze sospette. Bonora, Brandi e i colleghi indagano quindi facendo attenzione ai minimi dettagli per capire se i due casi sono collegati...

Accolto positivamente da colleghi scrittori e non solo, il giallo di Cinzia Bomoll La ragazza che non c’era si legge come suol dirsi d’un fiato, grazie allo stile scorrevole e incalzante dell’autrice e ad una perfetta contestualizzazione dei luoghi e dei personaggi. L’ispettrice Nives Bonora è una giovane donna della provincia ferrarese. Il padre è un ex maresciallo dei Carabinieri e la nonna Argenta l’ha cresciuta dopo l’abbandono della madre. Nives ha un carattere forte e testardo, chiuso, introverso e pieno di ombre, ha difficoltà a farsi amare. La sua quotidianità si incontra con quella di tre figure maschili che la influenzano più di quanto vorrebbe: il padre, burbero e severo maresciallo in pensione che affoga nell’alcol i problemi e la tristezza derivata dalla fuga della moglie molti anni prima; il commissario Brandi, più grande di Nives, con cui ha una storia altalenante e segreta da quasi due anni, un uomo rigido e solitario; e infine Pizzi, un collega della Scientifica solare e spensierato, con cui però ritiene improbabile una relazione, soprattutto per la giovane età del ragazzo (otto anni meno di lei). Dal punto di vista professionale, Nives è sorprendente, alla costante ricerca della verità e di tutti i minimi dettagli che possano portare non solo alla risoluzione del caso, ma soprattutto a capire chi sia la ragazza senza nome. Il suo carattere e il suo passato la spingono a voler approfondire anche la psicologia delle persone coinvolte nel caso, in particolare quella delle donne che incontra durante le indagini. La conclusione del romanzo porta il lettore a sperare presto in un nuovo capitolo della storia.