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La ragazza dei sogni

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Costretto in un letto da degenza a noleggio, al secondo piano del suo lussuoso appartamento in un grattacielo di Baltimora, Gerry Andersen si trova quasi costantemente in uno stato indefinito “tra non dormire e non essere sveglio”. A sessantun anni è uno scrittore strapagato e corteggiato dagli editori ma è il suo romanzo d’esordio, La ragazza dei sogni, ad avergli regalato fama e successo, diventando in breve un best seller internazionale. Non aver più raggiunto quel risultato incredibile non ha intaccato per nulla il suo fascino né l’affetto dei fan che continuano ad affollare le presentazioni. Da qualche tempo per, le cose non vanno al meglio. Il suo agente continua a pressarlo perché scriva un nuovo libro ma l’ispirazione latita. Non lo ha aiutato certamente la perdita di sua madre; per starle vicino, Gerry ha venduto la casa di New York ed è tornato nella sua città natale, ma proprio quando si è sistemato nel nuovo appartamento la donna è morta, lasciandogli un grande vuoto e un sordo dolore. La fama per Gerry ha significato anche un certo successo con le donne ma l’uomo, a suo modo e soprattutto per convenienza e quieto vivere, ha cercato di essere fedele alle mogli. Tre, per la precisione. Matrimoni conclusi tutti in divorzi dispendiosi e più o meno pacifici. Da poco ha mollato anche Margot, l’ultima bellissima compagna, donna capace anche di piacevole conversazione ma abituata a un tenore di vita alto assicurato dall’uomo di turno. Tutti questi pensieri si affollano nella mente dello scrittore, confusa dagli antidolorifici che deve assumere, e si mescolano ai ricordi del passato, soprattutto a quelli legati a sua madre e al dolore che a loro due ha provocato suo padre prima di abbandonarli e andare a vivere con l’altra famiglia che manteneva in parallelo. In questo stato, Gerry Andersen non sempre riesce a distinguere bene tra sogno e realtà, e così i ricordi di infanzia si confondono con quelli delle infinite presentazioni, con alcuni episodi della sua vita sentimentale, con i volti delle donne che lo hanno corteggiato, con quelli delle avventure di una notte, con quelli degli studenti e delle studentesse dei corsi di scrittura. Al momento, immobile dalla vita in giù dopo una caduta (accidentale?) dalle scale del suo appartamento, è totalmente in balìa di Victoria, la giovane assistente che si occupa di tutte le sue necessità, e di Aileen, la scialba infermiera di notte. Una sera squilla il telefono e una voce femminile gli si presenta come Aubrey. Gerry crede si tratti di uno scherzo; quello è il nome della sensuale protagonista del suo primo romanzo e, anche se ai lettori piace credere che sia ispirata ad una donna vera e continuano a chiederglielo, lui è certo che non sia così e che questa donna non esista. Forse qualcuna delle ex mogli vuole prendersi qualche rivincita con quello scherzo di cattivo gusto? Ma delle chiamate, delle lettere che l’uomo dice di aver visto, persino di una presenza percepita una notte nella sua stanza, non v’è nessuna traccia e nessuno gli crede. Sono i farmaci a mantenerlo in uno stato costante di percezione alterata o, forse, la demenza da cui era affetta sua madre sta cominciando a dare delle avvisaglie anche a lui? Oppure c’è davvero una minaccia reale che incombe? E, se esiste, chi è Aubrey veramente e cosa vuole da lui?

L’ex giornalista Laura Lippman è una scrittrice statunitense molto stimata, è autrice di numerosi romanzi – dei quali otto hanno per protagonista Tess Monagham, una reporter riciclatasi come investigatore privato, uno dei personaggi più amati del poliziesco americano contemporaneo -, ha vinto molti premi letterari prestigiosi ed è considerata tra le migliori crime novelist del momento. Anche questo romanzo ha ricevuto lusinghieri giudizi dalla stampa, per esempio “The Wall Street Journal” dice “La talentuosa Laura Lippman alterna passaggi hard-boiled a una feroce satira. Il romanzo offre una sana dose di suspense e arguta fiction”. Tuttavia, quello che dovrebbe essere un page-turner ispirato anche dalla satira sul potere che si esercita più o meno consapevolmente sugli altri, incentrato sull’aura fascinosa di cui amano ammantarsi gli scrittori e poi sul diffuso desiderio di scrivere e pubblicare ad ogni costo, e sulle ossessioni in genere, non ottiene il risultato di “esplosiva miscela, tensione psicologica, terrore e ironia” che ci si aspetterebbe dalle premesse. Definito “metaromanzo”, La ragazza dei sogni risulta piuttosto troppo zeppo di citazioni e rimandi letterari e non, non tutti familiari ad un lettore medio italiano – fatti salvi, ovviamente, i limiti di chi scrive – e soprattutto spesso superflui. Interessante invece la struttura della storia che si svolge in un unico luogo, come nella migliore tradizione letteraria e cinematografica di genere, per aprirsi a capitoli che intersecano la vicenda e raccontano al lettore il passato del protagonista. A proposito di protagonisti, Lippman ha affermato che un buon scrittore deve saper creare personaggi a cui i lettori tengano e dei quali vogliono vedere le reazioni agli eventi, senza necessariamente amarli o odiarli. Questo, a chi scrive, non è accaduto se non fino ad un certo punto della storia che poi si fa lenta e quasi noiosa. Gerry risulta antipatico, presuntuoso, maschilista, pusillanime e, a dirla tutta, anche un po’ babbeo, sicché è davvero difficile empatizzare con lui, nonostante lo stato di difficoltà e fragilità in cui si trova. “Per tutta la vita Gerry ha desiderato essere buono, diverso da suo padre” ha detto l’autrice, invece risulta comunque un mediocre, nonostante il successo. Anche tra i fan dell’autrice capita di leggere quanto siano rimasti delusi da questa lettura, si deduce quindi che non è questo il romanzo giusto per conoscere Laura Lippman. L’evidente riferimento a Misery è un omaggio a Stephen King, come dichiarato da lei stessa nella nota finale; nessun legame, invece, con i vari titoli cinematografici omonimi esistenti. In una intervista Lippman ha detto: “Se volete giovare a indovinare chi è Gerry Andersen guardate la foto dell’autore di questo libro. Abbiamo circa la stessa età, siamo creature di Baltimora, forgiati da molte piccole esperienze comuni, anche se da nessuna di quelle grandi. Questo è un libro su quello che succede dentro la mente di uno scrittore ed è, a mio parere, il mio primo romanzo horror”. Tuttavia, a leggere questo libro, che non è affatto un horror, ci si augura che non sia proprio tutto così. Per Laura Lippman, si intende.