
Ora più che mai occorre ragionare sulla ragione: strumento insostituibile contro l’ignoranza, il dominio, l’intolleranza. Partendo da questo presupposto, dialogando con Jean Bricmont, siamo introdotti per mano da Noam Chomsky nell’universo politico, economico, ma anche etico degli Stati Uniti e più in generale della dicotomia fra teoria ed esercizio del potere. Si ragiona allora della convivenza fra razionalismo e ottimismo, dell’impegno per migliorare la nostra condizione umana, della possibilità stessa dell’esistenza di una “natura umana” innata, che possa comprendere anche la lotta per cambiare il mondo. La ragione si rivela come l’unico strumento per svelare e disinnescare le menzogne del potere, per far avanzare la conoscenza scientifica e filosofica e per realizzare il cambiamento politico…
Il libro è organizzato come intervista (in realtà sono due) che Jean Bricmont fa a Noam Chomsky, probabilmente uno degli ultimi grandi intellettuali attualmente in vita. E Chomsky, incalzato da domande a volte provocatorie a volte volutamente orientate, espone il suo pensiero non solo sulla politica estera statunitense, le lotte popolari, l’anarchia, il libero mercato, le libertà civili e il progresso umano, ma anche sull’etica, la natura umana, il linguaggio, gli intellettuali, la filosofia e la scienza. Il grande studioso e attivista statunitense racconta la propria visione della ragione, strumento insostituibile contro il dominio, l’ingiustizia e l’intolleranza. Chomsky espone con la massima chiarezza il suo punto di vista sul rapporto fra la politica e la ragione, intesa come ragione scientifica, ragione del senso comune, razionalità etica. Del libro si apprezza format (intervista scritta) e contenuto: la grandezza di Chomsky sta nel suo modo sempre lineare, molto chiaro ed esaustivo, di spiegare anche a chi non parte da una solida base di conoscenze nel campo dell’economia, della filosofia o della politica estera degli Stati Uniti. Sicuramente è necessario un approfondimento successivo, ma questo volume rappresenta per molti versi un primo approccio ad argomenti complessi ed una summa del pensiero dell’attivista statunitense. Ancora una volta, Chomsky è limpidissimo nell’illustrare le proprie posizioni: quelle di un intellettuale «rivoluzionario» che, come scrive l’intervistatore Jean Bricmont nella prefazione, «non ha dalla sua che l’arma della ragione; non possiede un esercito, uno Stato, la polizia o i tribunali. [...] Non che Chomsky creda ingenuamente nella forza della ragione; ma essa è tutto ciò che abbiamo».