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La ricerca della terra felice

La ricerca della terra felice
Eliusha compie il suo quinto compleanno, quando comincia la sua avventura per l’Europa durante la seconda guerra mondiale. Siamo a Kostopol, una cittadina polacca, conquistata dai Russi allo scoppio  della seconda guerra mondiale, il primo settembre 1939, facente parte dell’Ucraina occidentale. Annessa all’URSS, il papà viene nominato comandante della polizia della zona. Comunista, come  suo padre, nutre una fede incrollabile per Stalin, ma il fattaccio avviene: la Germania invade la Russia e l’armata rossa  batte in ritirata. Di qui la fuga della famiglia alla volta di Kiev, mentre gli aerei tedeschi volano rasenti il suolo. Il piccolo Eliusha, pur cogliendo tutta la trepidazione del caso, vive l’esperienza come un gioco, soprattutto quando il padre cede la macchina in cambio di un carro. Allora parla con la natura, ammaliato dalla vista dei villaggi, dei contadini, delle mucche e di cavalli, pecore e capre fino ad arrivare ai ponti sul fiume Dnepr. Ma stanno bombardando Kiev e l’odissea continua fino a salire sul treno per  il Kazakistan, mentre il padre si divide per combattere contro i nazisti nell’Armata Rossa. Quando ormai  Eliusha, facendo leva su tutte le risorse che solo i bambini hanno, si è ambientato in questo primitivo villaggio, la madre decide di raggiungere la terra felice, Israele…
Il romanzo, ispirato dalla storia di Eli-Paz-Pozniak, è un capolavoro di Jerzy Henryk Orlowski (Varsavia 1931), in arte Uri Orvel, accanto all’Isola in via degli uccelli, tradotto in ben trentotto lingue, e Corri, ragazzo corri, romanzo autobiografico in cui si narra la fuga dell’autore dal ghetto di Varsavia. L’autore, insignito nel 1996 del premio Andersen, viene a ragione reputato tra i più grandi autori israeliani per ragazzi, accanto al monumentale Grossman. Lo stile sciolto e incisivo pone in luce tutte le risorse dei bambini di fronte lale grandi tragedie, la loro straordinaria capacità di adattamento e la potenza della fantasia che trasforma in positivo le atroci esperienze della storia. Eliusha e i suoi fratelli più piccoli conservano la loro genuinità continuando a giocare anche nella consapevolezza di vivere una situazione di disperazione e presto dimenticano quelle ferite che in età più adulta è difficilissimo cicatrizzare. Perché i bambini sono come i libri che si allontanano dall’autore per prendere la propria strada e - come dice Uri Orlev - entrambi ci sorprendono. Infatti resto sorpresa anche io di fronte a alla freschezza di un libro adatto ai ragazzi ma anche agli adulti, che racconta la Shoah attraverso gli occhi dei bimbi.