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La Rivoluzione russa: un impero in crisi (1890-1928)

Il crollo del regime zarista del 1917 inizia negli anni Novanta dell’Ottocento, quando la società russa – estremamente arretrata rispetto alle altre nazioni europee – subisce profondi e rapidi cambiamenti ed emergono nuove forze sociali e politiche che “minano la base sociale dell’autocrazia”. Industrializzazione e urbanizzazione fanno nascere e sviluppare nuove classi sociali: operai, capitalisti, classe media dei professionisti, tutti molto critici verso il sistema tradizionale russo, dominato dall’aristocrazia terriera. “Queste classi emergenti esigevano dall’autocrazia di essere trattate non come sudditi, ma come cittadini con dei diritti civili e politici”. Complice anche la disastrosa avventura della guerra contro il Giappone, nel 1905 scoppia una rivoluzione e lo zar Nicola II è costretto a concedere significative riforme, oltre che a promettere l’imminente trasformazione del suo regno in una monarchia costituzionale. Ma – una volta ristabilito l’ordine e riprese in mano saldamente le redini del potere – lo zar si rimangia la promessa e avvia anzi una stagione durata sette anni, dal 1907 al 1914, denominata “Anni della Reazione”. Una buona crescita economica fa sperare i sostenitori dello zarismo che ormai il fuoco della rivoluzione sia spento per sempre, ma una nuova, inattesa tempesta si addensa all’orizzonte: la Prima guerra mondiale scoppiata nel luglio 1914 trascina la Russia di Nicola II in un inferno militare ed economico…

Senior Research Fellow alla facoltà di Storia dell’University of Oxford, Stephen A. Smith è specializzato nello studio della storia di Unione Sovietica e Cina: in questo bel saggio ha cercato, come spiega lui stesso nelle Conclusioni, “di fornire un’analisi che legasse le azioni umane e il potere delle idee alle profonde forze strutturali della geopolitica, dell’impero, dell’economia e della cultura”. Il libro racconta l’ascesa al potere dei bolscevichi: come riuscì un piccolo partito socialista estremista ad abbattere lo zarismo e a mantenere il potere malgrado tre anni di feroce guerra civile? Come si trasformò una forza insurrezionale in una statale? A quale prezzo fu realizzata quella ardita sintesi tra rivoluzione e tradizione? Quali inattese similitudini possono scoprirsi tra regime zarista e regime sovietico delle origini nella gestione di un territorio immenso come quello russo? Ma soprattutto La Rivoluzione russa: un impero in crisi (1890-1928) è una riflessione sulla natura del potere e sula sua capacità di corrompere il cuore degli uomini. È caldamente consigliato a chi si avvicina per la prima volta a un saggio storiografico ben documentato sulla Rivoluzione d’Ottobre, ma in quanto sintesi delle recenti ricerche degli studiosi russi e occidentali e in quanto tentativo di rimettere in discussione alcune interpretazioni ormai familiari, ha molto di interessante da dire anche agli addetti ai lavori e ai lettori esperti del tema.