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La saga di Gunnar

A Hörgsland vive Ϸorgrímur con i figli Grímur e Jökull, due attaccabrighe che approfittano della posizione di vantaggio del padre, amministratore delle terre in quella zona, per spadroneggiare. A dargli man forte i figli di Gríss, amico di Ϸorgrímur, altrettanto prepotenti. A Keldugnúpur invece vive Ϸorbjörn, con i figli Helgi, amabile e obbediente, e Gunnar, chiamato da tutti “l’idiota di Keldugnúpur” per la sua indolenza. Helgi decide di recarsi ai giochi di lotta, ma consapevole della forza superiore dei partecipanti comprende che è meglio limitarsi a guardare. Rientrato a casa chiede al fratello di accompagnarlo il giorno successivo. Gunnar non ne ha voglia, ma acconsente. Arrivati sul posto i due fratelli vengono persuasi allo scontro e, contrariamente alle aspettative dei presenti, entrambi hanno la meglio contro i loro sfidanti. Helgi batte Jökull e Gunnar arriva perfino a spezzare la spina dorsale a Svartur. Rientrati a casa trionfanti i fratelli si scontrano con l’umore del padre, per niente lieto al pensiero che la vittoria dei figli attirerà grossi guai. Li mette in guardia, ma i giovani sono delusi dalla sua freddezza. Per evitare conflitti con il bellicoso Ϸorgrímur, Ϸorbjörn suggerisce loro di recarsi a trascorrere l’inverno presso Mörtunga, dal suo amico Ϸorgeir. In questo modo sfuggiranno alla vendetta. Forse…

Gunnar è presentato all’inizio del racconto come un giovanotto pigro e sfuggente (pare abbia circa diciassette anni), ma in seguito è in grado di affrontare e battere diversi uomini in una volta sola, poi una bellicosa gigantessa e persino un gruppo di Troll. Insomma, un vero eroe d’altri tempi, un eroe forte, senza paura, un eroe da fiaba. Roberto Luigi Pagani, traduttore e ricercatore (vive in Islanda dal 2014, gestisce l’interessante sito “Un italiano in Islanda”), ha curato la traduzione di questa saga nordica e scritto una ricca introduzione al volume, attraverso cui spiega con un linguaggio chiaro (pur utilizzando a volte termini tecnici) le caratteristiche delle saghe secondo il significato islandese, la loro cronologia e quali elementi le distinguono le une dalle altre. Quella del giovane Gunnar, ad esempio, è attribuita al X secolo dopo Cristo, ma è stata trascritta solo nel quindicesimo e rappresenta un mezzo per descrivere una sorta di “mito locale per gli abitanti di quell’angolo di Islanda” (il sudest). Composta tempo dopo le grandi saghe sulla colonizzazione islandese e l’avvento delle grandi famiglie oligarchiche, ha avuto successo nel Seicento e Settecento per poi cadere nel limbo nei secoli successivi, trascurata dagli studiosi. L’opera fonde elementi reali (fondamentali nelle saghe più antiche) e soprannaturali e il testo di riferimento utilizzato da Pagani per la traduzione è quello di Jόhannes Halldόrsson (1959) nella Kjalnesinga saga. La saga del giovane eroe Gunnar si inserisce nell’importante lavoro delle edizioni Iperborea per far conoscere ai lettori italiani le saghe nordiche e le tradizioni letterarie di luoghi lontani e dal fascino senza tempo. Se l’Islanda vi incuriosisce è una lettura che vi catturerà.