
Gregorio ha studiato economia e ha solo un sogno: fare soldi. Pertanto è disposto anche ad andarsene nell’Oriente più caotico e indifferente nei confronti degli stranieri, quello in cui anche se hai imparato benissimo la lingua ma non pronunci una frase con il giusto tono di voce, comunque sei out. Sei un estraneo. Sei un visitatore e basta. Anche se poi in Corea ci vivi, ci lavori, ci passeggi, ci fai soldi. Già, i soldi. Gregorio ha accettato di trasferirsi in quella enorme scatola di sardine che è Seul, venticinque milioni di abitanti stimati ma potrebbero essere di più. Praticamente una città due volte e mezzo l’intera Ungheria. Qui Gregorio vive in periferia e lavora per una azienda olandese che, appunto, fa soldi. O almeno ci prova. Gregorio - che di amici e conoscenti e parenti ne aveva pochi anche a Roma, sua città natale - è riuscito a convincere durante il colloquio i capi olandesi anche per questo: l’eroe solitario, giovane, neolaureato, senza legami, senza fidanzate, pronto all’esperienza all’estero. E così la casa madre olandese pensa che sì, che Gregorio è proprio quello che ci vuole nell’ufficio di Seul. In quella parte di Oriente dove le città hanno perennemente un cattivo odore, la gente è schiva e gli appartamenti come gli uffici sono cellette da alveare, il giovane ambizioso romano laureato in economia prima prova a fare i soldi lavorando dodici ore al giorno e in seguito mettendo su una truffa bella e buona, di quelle fiscali che fanno finire al gabbio per decenni, soprattutto se si è così sconsiderati da trovarsi come socio un austriaco più disonesto e furbo di te e che parla meglio in olandese. A Gregorio non resta che scappare dalla Corea e ritornarsene a Roma. Quello che non sa è che Roma, pur essendo la città dove è cresciuto, ora è un posto diverso e che se pensava di andarci a nascondere da latitante non avrà proprio vita facile. Eppure, Roma una sorpresa gliela riserva: si chiama Anna e fa l’archivista…
Romanzo filosofico questo di Stefano Pistolini, nel senso che dietro le parole e la trama il lettore si ritrova un pensiero che nella sua specificità affronta i differenti modi di aggredire la vita, intesa etimologicamente come esistenza. Esistere per il protagonista di questo romanzo è già la sfida. Ora: si può esistere in dipendenza dagli altri, in prevaricazione degli altri, con indifferenza degli altri. Tutte e tre le scelte possono essere vincenti, se gestite appropriatamente e – per carità! – una per volta. I problemi cominciano quando le tre cose si sovrappongono e spingono chi vive a fare i conti non solo con il passato che sembrava non interessare affatto, ma con un futuro che non si riesce più a gestire in alcun modo. Resta il presente. La partita nuova di zecca si può giocare solo sul qui e ora. Il protagonista, spogliato di corazza emotiva e ambizione individuale, diventa l’amico che ci racconta cosa diamine gli è mai capitato e come pur andando nella direzione del tutto opposta si ritrova a fare e dire cose che scientemente aveva lavorato per lasciarsi alle spalle o meglio ancora non considerare affatto. La genialità pura di Pistolini è questa. Aver trasformato Gregorio nell’amico di banco che ti racconta la sua vita in una serie di coincidenze e successioni di accadimenti che possono davvero succedere a tutti. La scienza di noi è questa cosa qui. È un racconto narrato in prima persona così profondamente da rendere il protagonista il romanzo stesso. A chi legge interessa solo Gregorio e come pensa di cavarsela, i suoi percorsi ma paradossalmente non le sue vicissitudini. Funzionerebbe anche se le sue azioni fossero altre, altri i suoi problemi. Il pensiero è questo, la filosofia è questa. La materia domina l’universo, il libero arbitrio è una fregatura. Lettura utilissima, che prende fin dalla prima pagina.