
Ufficialmente vent’anni fa è terminata la guerra fredda. Il disgelo USA – URSS è cominciato ancor prima che il muro di Berlino sia caduto. Per tutti quelli nati dopo il 1989 il concetto di “guerra fredda” è qualcosa di astratto, da studiare sui libri di storia. Sta, nostro malgrado, cominciando una seconda “guerra fredda” profondamente diversa dalla prima. Le due potenze protagoniste? Gli USA e la Cina. Nessuna nazione può sottrarsi all’enorme “gioco” politico e economico che è cominciato, nessuno può realmente dirsi neutrale. I campi coinvolti? L’economia e la finanza, la scienza e la tecnologia, i valori politici e culturali: praticamente ogni campo della nostra vita. La Cina per decenni è stata considerata una potenza in “via di sviluppo”, una delle “tigri” asiatiche che però sarebbe potuta essere facilmente ammaestrata dalla potenza statunitense. E invece… Ora è la Cina la vera potenza economica mondiale, senza giri di parole e senza mezzi termini. La tecnologia all’avanguardia è cinese, il potere economico non risiede quasi più a NYC ma a Pechino, o a Shangai. Trump ha tentato di frenare l’ascesa – ormai inarrestabile – della Cina imponendo dazi. Ma sono realmente serviti? O hanno solo smascherato quanto sia debole l’egemonia statunitense e totalmente in mano ai colossi cinesi? Il “re è nudo” stavolta? Niente più collaborazione tra gli USA e la Cina?
Federico Rampini, corrispondente de “la Repubblica” da New York, ha vissuto per parecchi anni in Cina prima di tornare negli States, e conosce profondamente le dinamiche della società cinese. Il suo lavoro è interessante e attualissimo. In Italia non si conosce tantissimo la cultura cinese. Quello che da noi è passato, almeno all’inizio, è che il made in China fosse solo una versione “tarocca” e low cost dei prodotti americani o europei. Ad oggi le cose sono diametralmente cambiate. La tecnologia cinese è molto più avanti rispetto alla nostra, le loro città sono delle megalopoli avanguardistiche. Rampini è tornato in Cina dopo quasi dieci anni e ci racconta di una società totalmente cambiata. La “politica del figlio unico” per quanto crudele possa essere stata, ha dato come risultato una società giovane, dinamica, dedita al lavoro e allo sviluppo. Ci sono, purtroppo, enormi problemi di deficit democratico. Il partito comunista cinese e il suo leader Xi Jinping di certo non sono campioni di dialogo e tolleranza, basti ricordarci quello che questa estate è accaduto a Hong Kong, giusto per fare un esempio. In questi giorni, provare a comprendere la società cinese, le dinamiche economiche mondiali può essere interessante e utile per decodificare un presente che ci sta mettendo di fronte alla più totale incertezza su come cambierà la nostra vita e tutta la nostra società durante questa pandemia.