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La Segnatrice

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1944, Garfagnana. Quella mattina Anna viene svegliata da un rombo fortissimo, nella sua casa nel paese di Piazza al Serchio; forse è un terremoto e lei subito cerca la madre per mettersi in salvo, ma appena sono in strada vedono una fila di mezzi tedeschi che sfilano. In realtà Anna sentiva già da qualche giorno che qualcosa sarebbe cambiato, lo aveva sentito nello squittio della civetta. Questo perché Anna è una Segnatrice: lei può intercedere con delle preghiere per aiutare i corpi e le anime a guarire. È una pratica segreta e antica, che si tramanda di generazione in generazione la notte di Natale. La madre non sopporta che lei abbia ricevuto questa eredità dal padre e dalla zia, per questo spesso Anna è costretta a praticare in segreto da lei. I soldati portano agitazione e a Piazza al Serchio non si parla d’altro: la guerra è arrivata anche lì. Anna è una diciassettenne libera e sfrontata, non si lascia intimorire e risponde con sputi ai baci che gli mandano i soldati. La madre la riprende: non è un gioco, qui si tratta di sopravvivenza e deve comportarsi bene. Le giornate di Anna scorrono tra la raccolta di erbe che poi usa per i suoi infusi e misture, i lavoretti di sarta che le passa la zia Maria e il pascolo delle sue mucche: il suo sogno è aprire un giorno una sua attività e poter vendere i formaggi che fa con il latte delle sue bestie. Di notte, spesso, raggiunge suo fratello Giovanni e la sua banda di partigiani che si nascondono nei boschi per portargli qualche provvista. Anna ha anche un altro fratello, Andrea, partito e per la guerra e adesso prigioniero in Germania. Dormiva solo da un paio d’ore, quando una mattina viene svegliata da dei colpi alla porta di casa: i soldati tedeschi si sono presentati per requisire la loro casa, che sarebbe diventata la loro base operativa. Mentre Anna e sua madre si trasferiscono fuori dal paese, a casa della moglie di Andrea, il tenente Matthias Von Bauer prende posto in quella che nei prossimi mesi sarebbe stata la sua casa…

Sebbene si possa descrivere questo libro con la frase “la storia d’amore tra un soldato nazista e una partigiana”, La Segnatrice di Elena Magnani è molto più che una semplice storia di amore proibito. Certo, la relazione tra il tenente Matthias Van Bauer e Anna è il focus di tutta la narrazione, ma c’è tutto un contesto molto interessante che merita di essere indagato. Siamo nei momenti finali della Seconda guerra mondiale, quando le tensioni nell’esercito tedesco sono alte a causa dell’avanzata degli Alleati, e si comincia a giocare sporco, per cercare di conquistare anche una piccola vittoria con le bande di partigiani. Ed è in questa situazione di tensione che l’incontro tra il tenente e la giovane Anna fa nascere in entrambi un’idea: il soldato tedesco decide di usarla come capro espiatorio delle lotte partigiane e avvicinandosi a lei può far credere alle bande di partigiani che sia una spia; Anna, da parte sua, approfitta delle attenzioni di Matthias per proporsi a uno dei gruppi di partigiani come informatrice, cercando di cogliere quanti più indizi possibili sulle mosse dei nemici. Perché in fin dei conti è questo che sono: nemici. Nemmeno quando i due si innamoreranno, potranno stare dalla stessa parte, perché in mezzo a quell’amore, nato dove non doveva nascere, ognuno sta combattendo la propria battaglia, ognuno per la sua fazione. Grazie al personaggio di Anna siamo introdotti anche in una tradizione che era molto diffusa in Garfagnana fino alla fine degli anni ’80, cioè quella dei Segnatori: Anna ha ereditato dal padre la capacità di “segnare” (guarire) le persone invocando le forze benevole, usando erbe e preghiere. Ma il suo operato non deve andare contro la volontà di Dio, e quando inizierà a invocare le forze del male per aiutare i suoi compagni (e se stessa) nella battaglia, questo le si rivolterà contro. Quella tra Anna e Matthias, oltre a essere una storia dolce e struggente, è anche un viaggio nella complessità delle relazioni e della profondità umana: i soldati tedeschi non sono descritti come spesso capita in questo tipo di narrazione, quasi deumanizzati, bensì con tratti profondi, traumi e dolori, senza però cadere mai nell’apologia del nazismo. Elena Magnani ci ricorda semplicemente che dietro ai soldati, anche delle fazioni che la storia ha condannato, ci sono uomini con sentimenti, che sono succubi loro stessi del loro ruolo e che in guerra vale semplicemente la regola “mors tua, vita mea”. Anna e Matthias si amano senza mai dirselo, lo fanno con carezze e baci rubati, ma soprattutto ognuno, all’insaputa dell’altro, trama affinché l’altro possa salvarsi, e quello che all’inizio doveva essere un doppio gioco dalla parte di ognuno, si trasformerà in una pericolosa macchinazione per salvare la vita dell’altro.