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La sera sulle case

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Fastrade è tornata nella residenza di famiglia, il castello di Paduren, poco dopo la notizia della morte del fratello Bolko. Ad aspettarla ritrova il padre, il barone Siewgwart von der Warthe, signore di Paduren, e la vecchia zia Arabella, sorella del barone. Mancava ormai da tempo dal vecchio castello, da quando aveva deciso di seguire il suo spirito libero per accudire il suo giovane amore confinato in un ospedale, fino agli ultimi suoi giorni di vita, un amore scomodo agli occhi della famiglia. Ad aspettarla oggi ci sono tutti i suoi ricordi d’infanzia, quasi intatti e cristallizzati in quell’aria immobile che tanto ne hanno condizionato la partenza temporanea: un clima che ha la fisionomia del padre, malconcio nel fisico per l’avanzare degli anni, ma comunque sempre vigile e attento nell’animo e nelle convinzioni. C’è ancora la sua insegnante di francese, la signorina Couchon, seduta in un angolo a girare le carte per il suo solitario, e c’è il giovane precettore, Arno Holst, emblemi viventi di tutta una serie di regole, costumi, usanze, abitudini che rendono quel posto apparentemente immortale, intoccabile, eppure così distante dal suo sentire. Presto il ritorno nel nido le ricorda perché è andata via dalle consuetudini di pomeriggi fatti di thé e pasticcini. Un’altra figura lo affascina, attraendola e respingendola al tempo stesso, quella di Dietz von Egloff, giovane rampollo dei baroni Egloff di Sirow, accompagnato da una pessima reputazione e da una sfrontatezza che scandalizza gli asettici inquilini di quei salotti aristocratici. Dietz non ha intenzione di lasciare tracce di sé sulla Terra, ha l’arroganza di chi ha tutto, soprattutto di chi vuole fare di tutto per poter vivere ogni istante come se fosse l’ultimo. Anche ballando, senza musica, su una distesa di neve, fra i boschi, sotto la luna…

Eduard von Keyserling, nato da famiglia aristocratica, ricostruisce e fa rivivere con lucida e minuziosa attenzione la decadenza dell’aristocrazia tedesca di fine ‘800, ormai alle porte del primo conflitto mondiale. Lo scenario di manieri e castelli baltici, ammantati di neve, fa da cornice allo scontro fra modi di vivere e mondi contrapposti: l’uno, quello aristocratico, concentrato a conservare la sua aurea impotenza, confinato lontano dalle grandi città e soprattutto rassegnato è destinato a lasciare il passo alle inquietudini giovanili del nuovo che avanza, l’altro mondo col volto di Fastrade e di Dietz, che della vita bramano sentire ogni più piccolo singulto, vogliono assecondarne capricci ed incertezze, istinti e talenti. Il libro, precursore ed apripista dei grandi romanzi tedeschi di inizi ‘900 fra i quali spiccano soprattutto le opere di Thomas Mann, costituisce un punto di riferimento e soprattutto un tornante culturale obbligatorio per provare a capire, o almeno a recepire, le inquietudini del trapasso dalle grandi aristocrazie moderne e della arrembante società contemporanea. Nelle figure delle due famiglie, in particolare nel rapporto fra Fastrade ed il padre Siewgwart, si legge il passaggio del testimone intessuto delle inquietudini di fine secolo e delle aspirazioni delle generazioni contemporanee, desiderose di distinguersi dai padri, ma totalmente inadeguate rispetto ai tempi: una sorta di noia che fatica a superarsi, un percorso di autodeterminazione che non si risparmia piccole e grandi sconfitte appagate e risarcite dalla conquista di una effimera libertà.