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La sindrome di Up

“UP&DOWN” è uno spettacolo teatrale definito “rischioso”. Sicuramente realizzato con le più buone intenzioni, per carità, ma da più parti si dice che portare attori disabili su un palco potrebbe avere risvolti negativi inaspettati, il meno grave dei quali è suscitare solo pietà tra gli spettatori. L’attore Paolo Ruffini ha deciso di rischiare comunque, anche in barba a quelli che gli dicono che sarà un suicidio artistico e commerciale. Invece, la realtà è completamente diversa: cinquanta date nei teatri più importanti d’Italia e un “tutto esaurito” dopo l’altro. Quello che resta ora, a parte i ricordi, è un bagaglio importante di sensazioni, un’esperienza che è stata un’avventura, ma anche un bacino inesauribile di insegnamenti e oltretutto molte immagini. E sì, perché tutto il tour è stato oggetto di riprese, dietro le quinte, nei backstage, durante le prove, nel girare l’Italia in lungo e in largo: ogni occasione è stata buona per rubare immagini dalle quali è nato un film, “UP&DOWN - Un film normale”, titolo scaturito da una frase di Federico, uno degli attori: “Non capisco perché mi riprendi, IO SONO NORMALE”. Esatto, il concetto antico delle persone disabili da considerare come “sbagliate" è superato: non sono essere umani difettosi, da ghettizzare, nascondere o legare in un letto! Sono semplicemente diversamente normali, ma soprattutto in grado di insegnarci così tanto. Per esempio in termini di felicità, in termini di affetti, di abbracci... Perché il cuore si trova a sinistra del petto, non al centro e “quando abbracciamo una persona che amiamo, il battito del suo cuore riempie il nostro lato vuoto”...

Fa bene al cuore leggere questo libro di Paolo Ruffini, sondare le sue sensazioni, scoprire quante cose si possono imparare dai ragazzi down (ammesso e concesso di non saperlo già e di non aver già sperimentato il loro grande cuore, la tenerezza, gli insegnamenti che sono in grado di darci ogni giorno)! Intanto sono davvero i depositari del segreto della felicità che tutti gli altri hanno dimenticato da tempo. Perché sono felici? Perché vivono leggeri, senza fardelli dati dalle sovrastrutture inutili che pesano sulle nostre spalle e proprio per questo sono capaci di insegnarci a liberarci dallo stress, dall’assurda mania di controllare il cellulare di continuo, tra messaggeria e social network, di controllare l’orologio, di indaffararci inutilmente per cose che non hanno valore e significato. La vita è tutt’altro, è essere in pace con il resto del mondo, è investire il proprio tempo nel guardare le nuvole, senza considerarlo tempo perso, è sentirsi liberi di essere se stessi, è passare pomeriggi meravigliosi, lasciando andare ansie e preoccupazioni, come quelli che Paolo Ruffini trascorre con i suoi attori con la Sindrome di Down. Non si tratta di perdere tempo, ma di riflettere, imparare a essere felici, perché i cosiddetti normodotati non sono capaci. Ironia della sorte, si sentono così superiori e non sono nemmeno capaci di essere felici... È una lezione tutta da imparare, un’esperienza tutta da vivere, un dedicarsi attimi di vita condivisi con chi conosce il segreto dei sorrisi, della gioia, dell’amore incondizionato. Siamo sicuri che non ne abbiamo bisogno?