
Un triste monolocale è l’infelice coronamento d’un naufragio amoroso, quello tra Domitilla e Matteo. Una nuova cucina e una nuova camera da letto, infinite sigarette e drink in solitudine, una poltrona scura e mediocre sulla quale trascorrere serate adombrate dal monitor d’una televisione comperata a buon prezzo... una collezione d’infelici esperienze ascrivibili ad un’unica realtà: la solitudine. Il sorriso cortese e luminoso, l’atteggiamento ordinario, lo sguardo sibillino e imperscrutabile: ecco i segni della figura di Tilla, ancora tragicamente vivi nella memoria di Matteo. Questi è impiegato presso una casa discografica, ove esamina i più freschi prodotti del trap italiano e segnala quelli idonei ad essere immessi nel mercato musicale, a conseguire il successo; Tilla è invece la proprietaria d’un modesto marchio di calzature di lusso: disegna e produce scarpe di discreto successo. La mente di Matteo vaga nello spazio-tempo nell’intento di ripercorrere momenti piacevoli o incresciosi, aspetti positivi e negativi della relazione che si è appena lasciato alle spalle. La politica da talk-show è la valvola di sfogo del suo cuore ferito, un’antipatica distrazione: la sua attenzione ricade su un ex compagno di Liceo omonimo, questi è ora un leader politico in ascesa occupato in campagne elettorali perenni. Esiste una qualche assonanza tra un naufragio amoroso e l’ascesa di un leader politico? L’improbabile accostamento dove condurrà Teo?
La solitudine di Matteo è un libro di Giovanni Robertini, esordio letterario di un nome già noto all’orizzonte culturale italiano. È infatti autore televisivo e giornalista: in veste di autore televisivo ha collaborato a brand: new e Avere Ventanni per Mtv; a L’Infedele e Le Invasioni Barbariche per La7. È editor in chief di “Rolling Stone”, scrive per “Il Post”, “Link”, ed è stato soprattutto direttore della rivista “Linus”, storico mensile di fumetti e cultura pubblicato da Baldini & Castoldi, tra 2015 e 2016. La solitudine di Matteo è un libro coraggioso, in cui una penna critica e ironica si sofferma su tematiche centrali e prioritarie, questioni inerenti l’esistenza individuale e le quotidiane peripezie che questa comporta, talvolta satiriche o persino grottesche. La scelta di mettere in scena questi temi attraverso un personaggio reale - un politico in ascesa ampiamente noto e dibattuto - è la cifra di questo coraggio. I temi affrontati sono: l’atomizzazione cui la società costringe l’individuo; la solitudine allucinata e stordita dai mass media, i quali vorrebbero esserne un antidoto mentre ciò che origina da talk show, tinder, ecc. è un isolamento più profondo e triste; e, in particolare, l’importanza che l’esperienza vissuta riveste nel determinare ciò che siamo: “Matteo avrebbe voluto essere amato da una di loro? Cosa sarebbe successo se fosse accaduto? L’essere amati è così potente che può cambiare il futuro? Anche il mio, ora?”. Ancora non c’è un nome per quei romanzi ove l’intreccio trae origine da un’esperienza epifanica e rivelatoria che spinge il protagonista a narrare ed esaminare la propria vita quotidiana, passata e presente, facendo emergere temi esistenziali in grado d’entrare in contatto con la sensibilità di ciascuno dei lettori. - segnalo Magnifici perdenti di Joe Mungo Reed - : La solitudine di Matteo ne è indubbiamente un pregevole esponente.