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La stagione dei ragni

La stagione dei ragni

In una afosa notte di fine estate 1988, in una semideserta Torino, Carlo - in sella a una bicicletta di un modello che in quegli anni va per la maggiore - sta tornado a casa dopo una serata in compagnia di amici. Una di quelle serate pigre che toccano a chi non ha i soldi o le possibilità per andare in vacanza neppure ad agosto e si arrangia come può fumando erba e dandosi ad attività fisiche low cost. La città semideserta e silenziosa avvolge il ragazzo nello stesso modo in cui lo avvolgono le tenebre della notte, ma sul ponte che deve attraversare per tornare a casa qualcosa riesce lo stesso ad attrarre la sua attenzione e fargli decidere di scendere dalla bici e andare a controllare. Su una delle ringhiere del ponte brilla nella notte una ragnatela perfetta e quando il giovane si avvicina sbuca un ragno enorme, che zampetta via ignorando il visitatore notturno e facendo spaventare a morte il ragazzo. Dopo la prima incredibile sorpresa, però, Carlo si riprende e decide di approfondire meglio quella faccenda, anche perché un altro ragnetto più piccolo seguito subito da un altro di consistenti dimensioni fanno capolino sul ponte per poi andarsi a rifugiare dietro una colonnina. La scena che si presenta agli occhi di Carlo è quella di un ponte di centocinquanta metri completamente ricoperto da fitte ed elaborate ragnatele che ospitano una quantità impressionante di ragni. Ma come hanno fatto ad arrivarci così in fretta e a colonizzare un intero ponte che fino a qualche ora prima, percorso dallo stesso Carlo, non aveva assolutamente nulla? Un fenomeno stranissimo e inspiegabile che dalle cronache del tempo verrà denominato “la stagione dei ragni” e che si porterà con sé anche omicidi ingarbugliati da risolvere e profiler dell’FBI che lasceranno il segno in una indagine dove le tele di ragno non saranno solo fisiche…

La particolarità de La stagione dei ragni di Barbara Baraldi è che qualsiasi lettore si avvicini a questo poliziesco ne rimarrà entusiasta. Lo saranno i lettori abituali dell’autrice, quelli che amano visceralmente il personaggio feticcio di Aurora Scalviati e che finalmente potranno leggere della sua nascita mentre suo padre è impegnato in una indagine da togliere il sonno; e lo saranno anche coloro che si avvicinano alla scrittrice per la prima volta e che non potranno non innamorarsi di figure come quella del sostituto procuratore Francesco Scalviati e quella dell’analista FBI Isaak Stoner, che in questo lungo romanzo della Baraldi appaiono protagonisti volitivi, affascinanti, tormentati, ispirati, perfetti. È dunque una operazione letteraria ed editoriale intelligentissima quella dell’autrice, che dà vita a una sorta di lavoro letterario “palindromo” che può essere letto come un primo e autoconclusivo racconto o come il romanzo che spiega e disvela tutto quanto i lettori affezionati volevano sapere di Aurora Scalviati. Essendo un romanzo di genere è ovvio che l’indagine, la suspense, gli omicidi in sé la facciano da padroni, ma la Baraldi è bravissima a creare l’ambientazione e l’atmosfera: i lettori che non possono ricordare gli anni Ottanta si ritroveranno a leggere di musicassette, giochi elettronici, marchi di abbigliamento iconici e macchine fotografiche ormai da collezione. Una grandissima Barbara Baraldi in quello che probabilmente è il suo lavoro letterario più riuscito.