Salta al contenuto principale

La strantuliata

La strantuliata

Metà anni Trenta. Sul grande palcoscenico siciliano sfilano, in una perenne danza grottesca, comica e tragica, pupi e pupari. Una pupazzata che può avere declinazioni tragiche. Basta poco. Questo è quel che accade all’autista della corriera che quotidianamente percorre le strade assolate e dissestate della Sicilia rurale, tra Licu e Sperlinga. Ha la sfortuna di trovarsi al posto sbagliato al momento sbagliato. E questo, anche nella Sicilia fascista, tragicamente uguale a sé stessa, si sconta. Perché un capriccio del caso può innescare una vorticosa serie di eventi incontrollabili. Capita così di trovare un cadavere, quello di don Tano Strippuni, abbandonato per strada. Fatto grave, poiché si tratta del sovrastante del barone di Chibbò. E personaggio organico a quella capillare rete mafiosa che prospera nei feudi isolani. L’errore fatale commesso da Antonio Blando Basco, placido autista sensibile a certa propaganda del regime fascista, è quello di spezzare involontariamente le nebbie dell’omertà. Così la sua esistenza va incontro ad uno sconvolgimento totale: deve fare i conti con le figure più losche e temute della zona. E scopre sulla sua pelle l’assoluta latitanza di quello Stato di cui, a suo modo, è servitore. Per sottrarsi ha solo una via: la fuga. Ma anch’essa si rivela un’impresa ardua...

L’accattivante romanzo di Fabrizio Escheri affastella e miscela diversi ingredienti narrativi e storici, oltre che notazioni di costume e rilievi socio-antropologici, che convergono in un quadro in cui prevalgono i colori cupi. Sullo sfondo si staglia infatti, tragicamente, una Sicilia violenta, fosca e assolata, in cui si dibattono uomini e donne vincolati al rispetto di regole fondate sulla prevaricazione. Sul dominio di pochi sui molti. Chi, “sciascianamente”, tenta di sovvertire questa secolare condizione di servaggio, è destinato inevitabilmente a subire il marchio dell’infamia. Tra i tanti pregi del libro c’è dunque quello di avere riproposto una topica consolidata in modo non banale, curando i dettagli e tratteggiando con cura il carattere dei personaggi principali. Tra il coro silente di una comunità inerte, supinamente fedele a consuetudini scandite da proverbi trasmessi di generazione in generazione. Calata in un ambiente plasmato da briganti e fiancheggiatori avvezzi a vivere fuori e contro lo Stato. Anche quando altro dovrebbero fare.