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La strategia dell’opossum

La strategia dell’opossum

Mariella arriva una mattina a casa dei genitori, dove vive anche suo fratello Giovà, e dopo aver preso un bel respiro annuncia il suo matrimonio. Questo fatto coglie alla sprovvista la famiglia Di Dio, dato che Mariella è fidanzata con Toni da un tempo di cui non si ha memoria e ormai superati i cinquant’anni non ci sperava più nessuno, in un matrimonio. La concitazione coinvolge la mamma Antonietta e la zia Mariola, mentre lascia impassibile il padre, che ormai vive in uno stato semi vegetativo, ma anche Giovà, perché a lui le cose non lo toccano mai troppo. L’entusiasmo si trasforma in fibrillazione quando Mariella annuncia l’imminenza della celebrazione, che avverrà il mese dopo. Scartata l’ipotesi della gravidanza, vista l’età della sposa, Antonietta non può che chiedere il motivo di tanta premura, che trova una spiegazione in una possibile promozione di Toni con conseguente ritorno in Sicilia, pertanto “meglio togliersi subito il pensiero”. Ma siccome in Sicilia i matrimoni sono sempre eventi dalla portata incalcolabile, Mariella ci tiene a chiosare la conversazione dicendo che non vogliono fare le cose in grande. Ovviamente ogni proposito di tenere l’evento sotto un certo limite di pomposità si vanifica in quelle quattro settimane di preparativi. La frenesia di tutto quel circo è qualcosa che non tocca minimamente Giovà, che ha un’abilità tutta sua nel saper evitare fatiche e responsabilità e il suo unico compito sarà quello di accompagnare la sorella gemella all’altare. Il giorno delle nozze arriva, ma Giovà riesce a schivare anche quell’unico dovere, perché Toni non si presenta in chiesa...

La strategia dell’opossum è il secondo libro di Roberto Alajmo con protagonista Giovanni Di Dio e la sua famiglia, che si ritrovano a investigare in cose molto più grandi di loro. Il titolo del libro ci permette di approfondire la personalità del protagonista, un apatico metronotte costretto a reinventarsi detective, quando quello che vorrebbe fare è solo condurre la sua modesta vita da ultracinquantenne che vive ancora con i genitori, disinteressandosi di tutto. Povero di acume e di coraggio, ecco che l’unica cosa che può fare Giovanni quando è in pericolo è copiare la tecnica della tanatosi dagli opossum, cioè fingersi morto, seguendo l’istinto di sopravvivenza, a discapito della sua dignità o di qualsivoglia atteggiamento valoroso tipico dell’investigatore eroe al quale siamo abituati. Un personaggio surreale, verrebbe da dire, eppure leggendo il libro non si ha questa impressione, bensì ci sembra di poter riconoscere in Giovà una persona concreta e autentica. Uno degli aspetti sociali più originali che viene fuori è quello che Alajmo chiama “maschilismo matriarcale” che ben inquadra, effettivamente, il funzionamento della famiglia del sud Italia, e non solo. Una società in cui le donne apparentemente hanno meno diritti degli uomini, eppure all’interno delle mura domestiche sono le padrone indiscusse, uniche “manager” autorevoli della vita familiare. E lo vediamo bene nella famiglia Di Dio: la casa di Partanna si trasforma nella centrale operativa dell’investigazione e la madre Antonietta è il motore dell’indagine e l’autorità indiscussa a cui fare rapporto. La strategia dell’opossum è un libro che diverte, principalmente per la felice costruzione dei personaggi e dei dialoghi, tanto che sembra di sentirli parlare davvero i protagonisti con la loro cadenza siciliana; le situazioni sono al limite del paradossale, ma gli elementi della narrazione sono invece iper realistici: è proprio questo il merito dell’autore, aver creato uno scenario grottesco e surreale attingendo dalla realtà più autentica e restituendo al lettore una giallo tutto siciliano diverso da quello a cui siamo stati abituati finora.