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La tentazione del muro

Quali sono le parole chiave del lessico civile? Intanto, non è possibile disgiungere l’aspetto politico/sociale da quello psichico: se si cita la parola confine o frontiera, così presente nel dibattito odierno, è necessario procedere su entrambi i fronti. “L’essere umano ha da sempre tracciato confini, difeso la propria incolumità, respinto il rischio dell’aperto “ (aspetto psichico) e parallelamente, a livello geo-politico, si tracciano i confini di Stato. Tutto ciò che sta al di fuori, al di là, in situazioni normali di equilibrio sia psichico sia politico, è da considerarsi territorio di conoscenza, di scambio, perché “la vita psichica, per non collassare su sé stessa, necessita di confini porosi, in grado di diventare lo scambio con l’Alterità per allargare l’orizzonte del mondo”. Ma, quando l’oltreconfine viene visto come minaccia, personale o collettiva, allora la risposta è l’erigersi di un muro, di una fortezza che protegga. Il trend che la nostra attualità ci propone è avere paura di colui che viene da fuori: l’immigrato. Come si reagisce? Non uscendo dal proprio gruppo di appartenenza tenendo quindi a distanza il “nemico”, lasciandolo fuori, non integrandolo. A livello politico, chiudendo le frontiere, militarizzandole, cavalcando la naturale predisposizione umana all’autoconservazione (si chiude fuori il nemico), impostando una politica sovranista. Se “difendere i propri confini, non solo quelli individuali ma anche collettivi non è di per sé atto incivile o barbaro” qual è il giusto compromesso? Non si agita lo spettro di un’aporia?

Massimo Recalcati propone al lettore le lezioni, ampliate nella loro trattazione, proposte in Lessico Civile, il ciclo di trasmissioni di Rai 3. Dopo Lessico Famigliare e Lessico Amoroso, lo psicanalista milanese si occupa di educazione “civile”, analizzando sia dal punto di vista psichico sia da quello socio-politico, i temi che sottendono il vivere civile. I testi raccolti sono stati scritti nel 2019, non riportano quindi riferimenti alla pandemia di Covid-19, ma nell’introduzione scritta nel mese di aprile 2020, l’autore spiega come, in realtà, quanto si andrà a leggere sia applicabile anche al momento presente. Alla figura dell’immigrato infatti, che era al centro dell’attenzione al tempo della redazione dei testi, si può facilmente sovrapporre quella del semplice cittadino che si incontra e che potrebbe essere positivo al Coronavirus, al quale si riservano tutti gli atteggiamenti di senso di minaccia e di chiusura che prima venivano dedicati allo straniero. Molto interessante, in questo caso specifico, l’inserimento di un brano in cui Franz Kafka descrive la Muraglia cinese, costruita per difendersi dai popoli provenienti dal Nord, di cui si conoscevano le gesta feroci, ma di cui non si sapeva altro; il popolo cinese si stava difendendo da qualcuno, uno straniero “vissuto come un’entità maligna e crudele”, di cui conosceva quell’unica storia (è d’obbligo qui ricordare il breve libro di Chimamanda ‘Ngozi Adichie Il pericolo di un’unica storia). Oggi tradurremmo: l’immigrato nero e sporco che porta la scabbia e chissà che altro nell’azzurra e pulita Italia, il tipo che incontro al supermercato che sicuramente mi può infettare mentre io magari ho una malattia venerea o mi sono preso la tigna da un dolce gattino raccolto per strada. Recalcati prende in esame il concetto di confine, inserendolo nel macro argomento delle radici e della libertà, che apre il volume. Successivamente tratta la questione dell’odio, differenziandolo immediatamente dall’aggressività, passando poi in rassegna altre tematiche. Il libro offre una visione ad ampio raggio, dall’azimut al nadir, delle questioni più attuali di sui si discute, pandemia a parte. Decisamente un’ottima lettura, non sempre di immediata assimilazione, ma che si risolve bene con un secondo passaggio sui tratti più ostici.