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La terza dimensione delle mappe

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Lo spazio ha plasmato la vita umana sin dai suoi primordi. I cieli e le stelle hanno ispirato i miti della creazione, suggerito ovunque racconti e leggende, influenzato tutte le culture e stimolato il progresso scientifico. Gli scienziati ipotizzano che già nel tardo Paleolitico i sapiens studiassero le stelle e i primi astronomi usassero i calendari (portatili) mentre si spostavano nei lunghi viaggi legati alla caccia e alle migrazioni. Le valutazioni sugli astri per stabilire quando mettersi in marcia o, poi, quando seminare hanno lasciato tracce su pietre in tanti siti, con un impulso sostanziale legato alla matematica e alla scrittura (“astrolabio” in greco significa “che prende le stelle”). Nei secoli moderni e contemporanei, in maniera graduale, ma non completa, la religione organizzata nei paesi tecnologicamente avanzati si è ritirata nei propri templi e la scienza ha più e meglio occupato la sfera temporale, approfondendo le tre dimensioni dello spazio, altezza larghezza lunghezza (Newton), e la quarta con il tempo (Einstein). Le implicazioni della meccanica quantistica e dello spazio-tempo stanno aprendo nuove strade e nuove domande, le risposte andranno trovate mano a mano che ci allontaniamo dalla Terra. Sarà sempre più cosi: lo spazio diventerà un tema fondamentale per la geopolitica del XXI secolo. Se dobbiamo farci strada nella prossima Era Spaziale dell’astropolitica, possibilmente in modo pacifico e collaborativo, dobbiamo comprendere lo spazio nei suoi contesti geografici, storici, politici e militari. Oggi ci sono tre attori principali (Cina, Stati Uniti e Russia), molte altre nazioni e soggetti che agiscono autonomamente nel settore spaziale (fra i quali Unione Europea e Italia) e altre nazioni e privati che vogliono comunque avere voce in capitolo…

Il bravo colto giornalista e analista inglese Timothy John Tim Marshall (1959) ha scritto un ennesimo interessante libro per orientarsi nella conquista umana dello spazio, dopo quelli, fra gli altri, con le dieci “mappe” che spiegano e sulle centinaia di muri che dividono. La prima parte affronta il passato (“Il sentiero per le stelle”), quello remoto nel capitolo “guardare in alto”, quello dell’ultimo secolo nel capitolo “la strada verso i cieli”. La seconda parte esamina i progetti in corso (“Proprio qui, proprio ora”) con due capitoli introduttivi, di carattere generale, e quattro capitoli sui singoli paesi protagonisti (Cina, Stati Uniti, Russia in declino, gli altri). Le premesse essenziali vanno sottolineate: la geografia dello spazio comincia dalla Terra, perché per prima cosa dobbiamo trovare la via per salire (per esempio, meglio lanciare i razzi in direzione est e in aree prevalentemente disabitate) e lassù già sta diventando un ambiente congestionato; le norme internazionali esistenti sono terribilmente datate e troppo vaghe per essere attuali, non si capisce nemmeno bene a quale altezza finisca il “territorio” sovrano di una nazione e, pure sopra, le dinamiche di concorrenza e conflitto rischiano di prevalere, per esempio sull’irrisolta questione dei detriti. La terza parte guarda al “futuro passato”, alle guerre spaziali e al mondo di domani. Ognuno dei dieci capitoli ha una frase significativa in esergo e si apre con una grande foto a doppia pagina, in bianco e nero. La narrazione è accurata, piena di spunti (pure terminologici e culturali), briosa e competente, con riferimenti trasversali. “Quello che è certo è che continueremo ad avventurarci sempre più lontano dalla Terra. Ci stabiliremo sulla Luna. Vivremo su Marte e oltre”. Meglio farlo in pace. In fondo bibliografia scelta e indice dei nomi.