
9 dicembre 1900. È primo pomeriggio, ha dormito a lungo dopo la notte movimentata. Pierre Loti e i suoi compagni sono riusciti ad entrare nella grande baia di Nagasaki dopo aver passato ore ed ore in balia di una tempesta che ha sfondato un portellone e fatto entrare acqua in varie parti di quel mostro meccanico che è la “Redoutable”. Perfino la camera in cui l’ammiraglio sta agonizzando si è riempita d’acqua nera. Sono passati ben quindici anni dall’ultima volta che Pierre Loti è stato in Giappone. Appena scende dalla nave, si accorge di non provare alcuna emozione: non c’è malinconia né eccitazione. D’altra parte, pensa, se non si ama o non si soffre in un paese questo ci lascerà indifferenti. Si rende anche conto che le parole in lingua giapponese cominciano ad affiorare in modo naturale e si convince che a breve saprà di nuovo comunicare facilmente in questa lingua. Invece, nonostante i suoi piedi lo conducano verso strade conosciute non gli riesce di ritrovare la casa in cui ha vissuto per diverso tempo; gira e rigira fra le viuzze e le abitazioni in legno senza trovare segnali familiari. Il paese si è decisamente occidentalizzato, alcune zone ricche di vegetazione sono completamente sparite a favore di costruzioni più moderne e, Pierre Loti quasi non ci crede, da lontano svolazzano maestosi teli bianchi con le pubblicità di prodotti alimentari! Pierre Loti spera che almeno le musmè (termine che indica le ragazze in generale ma spesso anche le donne delle case di piacere) siano rimaste le stesse, con quelle caratteristiche tipiche (la grazia, il tono di voce sottile, gli chignon e gli abiti studiati e accurati) che tanto lo divertivano in passato...
La terza giovinezza di Ume-San chiude la trilogia di Pierre Loti dedicata a quel mondo giapponese che ha potuto conoscere e apprezzare durante i viaggi a scopo militare attuati tra fine ottocento ed inizio novecento. Pierre Loti, pseudonimo di Louise Marie Julien Viaud (Loti è il nome di un fiore tropicale e il soprannome che gli è stato dato dalla regina di Thaiti) è un personaggio davvero eclettico: non è solo uno scrittore molto interessante, assai prolifico e dallo stile elegante e fluido, ma è stato anche un ufficiale che prestò servizio in Marina per circa quarant’anni -e fu insignito Cavaliere di Gran Croce della Legion d’Onore- e, infine, un membro della Académie française. Il diario in questione copre un periodo di circa un anno ed esplora un Giappone che Pierre Loti aveva già conosciuto quindici anni prima: in questo modo ne testimonia i repentini cambiamenti. Devo ammettere che viene da sorridere al pensiero che lo scrittore si stupisca per qualche reclame americana che comincia ad apparire a Nagasaki oppure per i tessuti di scarsa qualità, importati dall’Europa, che vanno lentamente a sostituire i preziosi abiti degli uomini d’affari o si lamenti per gli effetti del progresso alla vista delle strade piene di fili. Al di là di questi cambiamenti che Pierre Loti davvero non sopporta le musmè, invece, continuano a stupirlo: in quest’occasione è Pioggia d’Aprile a conquistare l’attenzione di Loti. È una ragazza minuta con una voce sottilissima, che sembra proprio quella di un piccolo gattino: balla, canta e si muove emettendo una serie di miagolii. Un diario curioso, da leggere per lasciarsi immergere, senza giudizio, in una realtà altra dalla nostra.