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La tigre e l’acrobata

La tigre e l’acrobata

Piccola Tigre e Tigrotto vivono nella tana con la Madre, che provvede al loro sostentamento ma soprattutto alla loro educazione. Sono tigri e devono seguire la loro natura, vivere da tigri, cacciare da tigri. Quando lei e il fratello sono piccoli, ancora protetti, di notte, dal rassicurante calore materno, tutto sembra semplice, procurarsi il cibo, affondare le zampe possenti nella soffice neve della Taiga, conoscere il fiume e il temibile ghiaccio. Eppure, crescendo, qualcosa cambia. Incontrano un giorno il Padre, di passaggio nei suoi lunghi giri nel suo regno, e anche lui ribadisce, tonante e severo, il monito materno. Piccola Tigre è confusa: che fa che una tigre sia tale e non debba comportarsi da volpe? Che significa? Perché la Madre la guarda con preoccupazione? Cosa c’è che non va, nel suo modo di crescere? Arriva il giorno in cui si ritrova sola, il fratello partito a costruire il proprio regno e la madre sparita a caccia. Che fare? Anziché prendere possesso del regno abbandonato dalla madre, decide di mettersi sulle sue tracce e parte, in direzione del luogo dove sorge il Sole. In questo viaggio solitario e lunghissimo, Tigre si imbatte nella creatura della quale più di tutte, da cucciola, le era stato insegnato a diffidare: l’uomo. Quest’Uomo, però, non sembra maldisposto, non ha l’aria del cacciatore e non sembra avere trappole. Cosa fa che Tigre sia così attratta da lui? E cosa fa che i due riescano a comunicare, a comprendersi?

Un percorso di crescita, di formazione e di scoperta. La natura selvaggia e la città, il regno animale e quello umano, la libertà e la costrizione. Una storia bella e scorrevole, fatta di contrasti e quasi mistica sul finale, che segue la natura insofferente e curiosa di una creatura che non sa stare al suo posto. O meglio, per la quale semplicemente il posto non è dato. Una sete che non può essere spenta con l’acqua è quella che spinge la Tigre, protagonista dal regale destino cui di fatto sfugge, a piegarsi a un futuro di incertezza in cui la scoperta è l’unico fatto certo. Oltre i propri limiti, oltre la propria natura e anche oltre quelli che chiameremmo luoghi comuni: gli uomini cacciano e uccidono. Eppure l’incontro con l’uomo è un elemento cruciale nella storia e nella formazione psicologica, se così si può dire, della felina protagonista. Anche in questo caso, l’autrice conduce il lettore attraverso un dualismo: l’uomo buono e quello cattivo, la fiducia e il tradimento, la comprensione e lo sfruttamento. Così anche nel poetico finale, quando la Tigre fuggitiva, alla ricerca della libertà, si ritrova a vivere sulle alte vette dove l’Aquila le ricorda che, di nuovo, quello non è il suo posto. Ma, ormai vecchia, Tigre lo ha imparato: nessun posto potrà mai contenere la libertà.