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La vacanza ideale

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Dopo nove mesi di matrimonio le cose tra Libby e Jamie non vanno granché bene: è colpa dei problemi economici, del licenziamento di Jamie, della perdita del bambino a seguito dell’incendio avvenuto nella scuola dove Libby lavora, durante il quale la donna ha salvato un’allieva, ma si è rotta il braccio e ha avuto un aborto. Una vacanza è quello che ci vuole per ritrovare serenità: a questo pensa Libby mentre sfrecciano con la decappottabile - il vento tra i capelli e la musica a tutto volume - verso la casa sul mare, in Cornovaglia, con la quale hanno scambiato la loro umile dimora a Bath. Quello che si trovano di fronte all’arrivo è un sogno: una casa enorme, affacciata sul mare, piena di confort e di agi, un vero affare. La famiglia dello scambio, gli Heywood, sembrano davvero l’opposto di Libby e Jamie: felici, ricchi, risolti. La verità però è che non basta cambiare aria quando si è tormentati dai pensieri: Libby non riesce a togliersi di dosso la sensazione di essere in pericolo dopo l’incendio da cui è riuscita a scappare e soprattutto continua a sospettare che quanto accaduto non sia stato del tutto casuale. Le sue nevrosi sembrano addirittura accrescersi in Cornovaglia quando iniziano a succedere strani ed inquietanti fatti: la porta di casa aperta, il cancello del giardino spalancato, le impronte vicino all’abitazione, un uomo sospetto che scatta foto a lei e al marito. Libby vorrebbe far finta di niente, accontentarsi delle spiegazioni che Jamie le fornisce per rassicurarla e dimenticare una volta per tutte il suo passato, che non ha mai avuto il coraggio di raccontare a nessuno, nemmeno al marito: quell’incendio in Thailandia, la morte della sua amica Karen e tutto il resto. Forse è proprio lì, in quei giorni di nove anni fa, che si nasconde la chiave per comprendere cosa le sta accadendo...

Claire Douglas, giornalista britannica che scrive da diversi anni su riviste femminili, coltiva da sempre una grande passione per la narrativa, che ha saputo esprimere in alcuni romanzi thriller di successo. La scrittrice mostra spiccate capacità nel costruire una trama densa di colpi di scena, dove il lettore è continuamente disorientato dagli eventi, ma il clima di suspense non è ben distribuito e spesso tende a calare, soprattutto nella parte iniziale. Non bisogna poi lasciarsi ingannare dalla traduzione del titolo, che non è fedele all’originale inglese Last Seen Alive e che finisce per concentrare tutta l’attenzione solo sulla prima delle tre parti di cui l’opera si compone. Sicuramente la vacanza è uno snodo cruciale nel testo, conditio sine qua non per l’evolversi delle dinamiche; tuttavia, il cuore della vicenda è altrove, in altri luoghi: Bath e Thailandia, soprattutto. Apprezzabile invece nel romanzo il tema del doppio, che è caratteristica ricorrente nella letteratura mondiale da tempo immemore e che la scrittrice domina con sapienza riuscendo a non far trapelare alcun dettaglio che possa portare il lettore ad accorgersi della vera identità della protagonista prima del momento di rivelazione effettiva. Motore degli eventi sono così due donne, il legame morboso che le unisce, ma anche la complessità del passato di ognuno e la difficoltà di doverci convivere, scendendo a compressi continui con chi si è stati e con chi si è o si intende essere.