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La valle dei cavalli

La valle dei cavalli
Ayla adesso è completamente sola. Dopo la morte di Iza e di suo fratello Creb, il Mog-ur del clan, che dopo averla raccolta lungo il loro cammino l’avevano adottata e cresciuta come una figlia, lei non solo non ha più una famiglia ma non ha più nemmeno un clan. Brud, colui che l’ha sempre odiata, disprezzata e maltrattata in ogni maniera, è diventato il nuovo capo del Clan dell’Orso delle Caverne e la sua prima decisione è stata scacciarla. Lei ha preso le sue poche cose (soprattutto la preziosa borsa da donna della medicina) e ha lasciato invece tutto quello che aveva: suo figlio, il piccolo Durc. Davanti a lei un mondo sconfinato e misterioso, pieno ovunque di pericoli. Unica scelta possibile è solo una speranza: raggiungere gli Altri, la sua vera gente, così diversa dai Neanderthal in mezzo ai quali è cresciuta. Stanca e con pochi viveri Ayla affronta il viaggio da sola, può contare solo su se stessa, ma lei è coraggiosa e sa procacciarsi cibo. Quando giunge in una vallata in cui pascolano liberi cavalli selvaggi trova una grotta che può essere un ottimo riparo. Così Ayla riorganizza la sua vita ed è quasi felice; ha persino dei cuccioli che le fanno compagnia e che diventano la sua famiglia, sebbene il pensiero di Durc non l’abbandoni mai. Ma alla lunga, col passare delle stagioni, la solitudine si fa sentire. Presto però incontrerà un altro essere umano, un Sapiens come lei, uno degli Altri, finalmente un suo simile. È Giondalar degli Zelandoni che, con suo fratello Tonolan, sta compiendo un viaggio importante, il Viaggio anzi, un percorso di conoscenza e crescita, tappa fondamentale per gli uomini della sua gente. Lungo questo viaggio iniziatico molte sono le esperienze e gli incontri; ma Giondalar si sente come incompleto e inappagato, nonostante le situazioni straordinarie che si trova a vivere. Forse troverà quel che cerca nella bionda sconosciuta che lo cura e lo salva dalla morte? Ma come potranno mai conoscersi e capirsi veramente, Ayla e Giondalar, così uguali ma allo stesso tempo così diversi? E, con queste premesse, che tipo di legame potrà mai stabilirsi tra i due?
Secondo episodio dell’epica saga de I figli della Terra, mirabile affresco della vita, della natura, delle conoscenze, insomma della Storia del mondo e dell’uomo oltre 30.000 anni fa, nel momento cruciale del passaggio dai Neanderthal ai Cro-Magnon. Protagonista della storia è sempre la bionda Ayla che nel primo volume ha acquisito importanti abilità crescendo nel clan che l’ha salvata ma che poi le ha sviluppate grazie alle sue ben diverse capacità innate. Certo non ha imparato ad esprimersi con le parole e questo sarà uno degli ostacoli che incontrerà nel rapportarsi, quasi alla fine di questo secondo romanzo, con un suo simile. Finalmente la vedremo relazionarsi ad un altro Sapiens e di sesso opposto: Ayla scoprirà così sentimenti e aspetti del rapporto uomo-donna che le erano del tutto sconosciuti, così come ignorati erano all’interno del clan dell’Orso delle Caverne. L’evoluzione infatti è evidente anche nella sessualità e nell’erotismo, diversamente concepiti nel passaggio da un gradino all’altro della specie. Dalla puntuale e paziente ricostruzione storica, benché romanzata, che la Auel ha realizzato in questa saga impegnativa non è escluso neppure questo capitolo quindi, anche in questo caso narrato come un racconto ma curato con passione nei particolari e nelle sfumature. Pertanto appaiono pretestuose alcune critiche di fan “turbati” dalla dovizia di particolari nelle scene di sesso, soprattutto tra i due protagonisti, che invece al pari delle altre descrizioni (come quelle naturalistiche a volte, invero, particolarmente lunghe), sono assolutamente funzionali all’intento dell’autrice. D’altra parte la particolarità della saga de I figli della Terra è proprio quella di essere un attento racconto storico accuratamente avvolto attorno alla vicenda della protagonista che  qualcuno poi lamenta essere un improbabile condensato di genialità: scopre come accendere il fuoco con i bastoncini, crea utili manufatti, addomestica gli animali … Con tutta probabilità, invece, la Auel ha scientemente voluto quasi “illustrare” nella sua eroina Sapiens tutte le conquiste della specie. Questo secondo episodio della storia di Ayla sortisce lo stesso curioso effetto del primo romanzo: nonostante la lettura possa risultare impegnativa, non foss’altro che per la mole, quando si comincia a leggere è difficile ogni volta decidere di smettere. Più agili risultano ovviamente le parti in cui ci sono dialoghi, qui, rispetto al primo romanzo, più diffusi. È probabile che, anche senza aver letto la precedente, questa storia risulti ugualmente avvincente; tuttavia è decisamente consigliabile seguire la vicenda di Ayla fin dall’inizio. Gli appassionati delle Preistoria non dovrebbero davvero perdersi questa saga: se la godrebbero sicuramente dalla prima all’ultima delle migliaia di pagine che la compongono.