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La verità su Mrs Baines

La verità su Mrs Baines

Non appena Will mette l’auto in folle Sadie, Tate, Otto e i cani scendono dall’abitacolo e si stiracchiano grati, se non altro, che il lungo viaggio sia finito. La casa è grande e squadrata e c’è un grande portico coperto che occupa l’intera lunghezza della facciata. Tate esclama che si tratta di un edificio gigantesco – in realtà non lo è, ma, a confronto con l’appartamento da cento metri quadri nel quale hanno vissuto fino a quel momento, è normale faccia un certo effetto su un bambino di sette anni come Tate che, tra l’altro, non ha mai avuto un giardino tutto suo – e Will ride, felice che ci sia qualcun altro che, come lui, vede il lato positivo del trasferimento dell’intera famiglia nel Maine. La strada che conduce alla casa è tranquilla, ma di una tranquillità che a Sadie non piace. C’è qualcosa che la mette a disagio, anche se non riesce a capire bene a cosa sia dovuta questa sensazione. Quando Will fa girare la chiave nel portone dell’ingresso e apre, Otto – quattordici anni – si scosta dalla madre ed entra, lasciandola indietro. Sadie non vuole restare fuori da sola e si decide a fare il suo ingresso in quella che, da quel momento, sarà la loro nuova residenza. All’interno la casa è vecchia e buia; ci sono pannelli di mogano, tendaggi pesanti e soffitti a cassettoni; c’è odore di chiuso e l’atmosfera, nel complesso, è parecchio tetra. Mentre tutti sono radunati all’ingresso e valutano la distribuzione delle stanze, Sabie capta con la coda dell’occhio un movimento impercettibile e la vede, in cima alle scale. Jeans neri, maglietta nera, piedi nudi, una lunga frangia corvina che le taglia il viso in diagonale. Imogen – figlia sedicenne della defunta sorella di Will, Alice – è tutta nera, a parte la scritta bianca sulla maglietta (che recita “Voglio morire”) e la pelle pallidissima e cadaverica. Imogen fa parte dell’eredità lasciata a Will e Sadie nel testamento di Alice, insieme alla casa, ai risparmi in banca e ai beni materiali...

Una famiglia allo sbando – un passato caratterizzato da molti “non detto” e da situazioni irrisolte e un presente pieno di incertezze e di crepe – che spera in un nuovo inizio, fatto di concretezza e di serenità. Questo è quel che si augurano Sadie e Will Foust quando, lasciata Chicago, si trasferiscono su un’isola del Maine per prendere possesso della casa lasciata loro in eredità dalla sorella di Will. A Chicago intendono lasciare i problemi legati al comportamento del figlio maggiore e, soprattutto, al tradimento di Will, che ha minato le certezze di Sadie e l’ha spinta a mettere in discussione il rapporto con il marito. E non importa se, fin da subito, la vita nella nuova abitazione si rivela problematica esattamente come Imogen, la nipote – figlia della defunta sorella di Will – di cui i coniugi sono stati nominati tutori fino al raggiungimento della maggior età. Non importa se l’adolescente è sfuggente e perennemente arrabbiata o se i vicini non sono così amichevoli come Sadie avrebbe voluto; non importa se la realtà è più soffocante del previsto o se strane minacce incombono sui Foust. Quel che davvero importa è che gli equilibri si ricompongano, che i bambini crescano sereni e che gli inciampi del passato diventino solo lo sbiadito ricordo di un periodo da dimenticare quanto prima. Ma quando un misterioso omicidio sconvolge la routine dell’isola, nuovi dubbi tormentano Sadie e la imprigionano in un labirinto di segreti e inganni dai quali appare sempre più complicato liberarsi per cercare di far luce su una realtà decisamente contorta. Con una prosa fluida e intrigante e attraverso un impianto narrativo studiato in ogni dettaglio, Mary Kubica – autrice americana che ha venduto più di due milioni di copie in tutto il mondo e i cui romanzi sono stati tradotti in oltre trenta lingue – regala al lettore un thriller potente e dai risvolti imprevedibili. Una storia complessa e inquietante, in cui ogni personaggio pare nascondere segreti di famiglia e sotterfugi e in cui diventa inevitabile sospettare di chiunque, fino alla fine, quando la verità, tanto dolorosa quanto inattesa, non rappresenterà che l’ennesimo coup de theatre.