
Agnese ha vent’anni quando un giovane meridionale, Pino, si trasferisce col suo largo sorriso al primo piano dell’edificio di Via Cappellini in cui la ragazza vive e di cui occupa il piano terra con la madre Anita e il fratello decenne. Il padre infatti, dopo breve malattia, è morto lasciandoli nell’indigenza. Rincasando dopo il lavoro in sartoria ha spesso incrociato sulle scale o sul portone il giovane, studente d’ingegneria al Politecnico di Milano. Ora Pino è seduto a un tavolo d’osteria, intento a scrutare la via. È deciso a palesarsi e ad ottenere dalla giovane un appuntamento per i giorni a venire. Agnese non è certo nella miglior disposizione d’animo: diffida del giovane e la frena la consapevolezza che di lì a poco sarà costretta ad abbandonare l’appartamento di Via Cappellini per un miserabile tugurio nei pressi di Via dei Cappuccini. Ciononostante ritroviamo i due ragazzi, resi timidamente audaci dall’imperativo d’un sentimento nascente, ai Giardini pubblici…
Maurizio Cucchi ci offre una puntuale descrizione della città, dei fasti degli angoli “bene” e della decadenza degli anfratti oscuri e miserandi che dietro ai primi si celano, in un carosello di viuzze, piazze, caffè. Una storia di destini che si sfiorano e che storia e umana disattenzione perdono. La guerra coloniale in Libia e Tripolitania, la malattia, gli appetiti e le ambizioni segnano le vite di due giovani esistenze che si sono fatte una nel corpo della piccola Tina. Il poeta e scrittore Maurizio Cucchi è nato nel 1945 a Milano, dove continua a vivere. Inizia le sue pubblicazioni con Mondadori nel 1976 con i versi de Il disperso. La vita docile è il frutto di un attentissimo lavoro di ricerca e ricostruzione di un periodo storico, quello compreso tra le due guerre, e di una realtà, quella della Milano di quegli anni, con tutte le sue contraddizioni. Un tentativo di restituire alla storia le vicende di due vite sbiadite, dimenticate, quelle di un uomo e di una donna realmente esistiti, Pino Nencini e Agnese Bellingeri. Cucchi passa in rassegna gli archivi storici del Politecnico di Milano, del Regio esercito, scartabella tra i certificati di servizio dei due e visita personalmente i luoghi che li hanno visti protagonisti, insieme o separatamente. A completare il lavoro di recupero e restituzione il corredo di foto d’epoca che accompagnano il testo: la facciata di Teatro Sangiorgi a Catania, una pagina della “Domenica del Corriere” – la cui lettura costituisce il solo passatempo dell’Agnese – con una macabra réclame, il programma del celebre Caffè ristorante Morissetti. Un lavoro certosino che consegna al lettore un documento fedele alla memoria.