
Boemia, 1948. Jaromil è autore e redattore degli slogan che accompagnano i giovani in marcia; la rivoluzione è in corso, e il comunismo in Cecosvolacchia sta prendendo il potere. Jaromil è il poeta. Nasce sotto i più lirici auspici della madre e già dai primi anni coglie la bellezza della poesia, delle rime; dai riscontri entusiasti che si stagliano sui volti dei familiari (la madre e il nonno, dato che il padre muore poco dopo la sua nascita) prende atto di quanto la poesia e le parole possano essere il grimaldello per scardinare la complessa realtà. La madre lo segue passo dopo passo, in un ardore materno a dir poco viscerale; sarà proprio lei ad ascoltare la sua prima poesia, e a decretare lo status di poeta del figlio. “L’autonomia della poesia offriva a Jaromil uno splendido rifugio, la sognata possibilità di una seconda vita”. Durante gli anni però incontra le prime difficoltà, e nasce in questo modo Xavier, personaggio di fantasia del poeta che abita un’altra dimensione, le cui avventure richiedono una massiccia dose di coraggio e temerarietà (qualità che ovviamente non gli mancano). La madre vuole che Jaromil sviluppi al meglio le sue capacità artistiche, e così lo manda da un pittore, di cui lei s’innamora nel giro di poco tempo; anche sul figlio il pittore ha una grandissima influenza, tanto che il poeta ne assume indirettamente gli atteggiamenti e ne prende in prestito le idee quando si ritrova anni dopo a discutere di progresso e arte nei circoli marxisti…
Terzo romanzo dell’autore in lingua ceca, compare per la prima volta nel 1973. Rivoluzione, amore ed età dell’inesperienza. Tre parole inscindibili che vanno a braccetto nel personaggio di Jaromil, tanto che i piani spesso si confondono: l’amore passionale lo sprona a impeti rivoluzionari, come la gelosia e l’astio per l’amata si riversano in odio verso i disertori della causa, i traditori della patria, i nemici del popolo. Una sprezzante e sottile ironia accompagna il personaggio di Jaromil, (che il lettore non può non cogliere), le cui parole danno adito a equivoci su equivoci, fin dall’infanzia. Scopre la poesia per caso, e le sue prime espressioni poetiche (non ancora vere e proprie poesie) sono altrettanto casuali. Infatti il caso ha un’importanza centrale nella vita del giovane, e da esso costruisce la propria personalità; comincia a parlare non per essere capito, ma per essere ammirato, e il suo ego accresce grazie agli elogi della madre entusiasta, donna dai desideri infranti che si rapporta a lui come se il figlio fosse una parte del suo corpo. Vive la stessa nascita di Jaromil come una separazione, e lui come un essere a cui deve riconciliarsi per tornare all’unità originaria. Questo avrà delle conseguenze nocive sul poeta, che si ritrova a sua insaputa in questo segreto processo di riunificazione. Jaromil intanto segue i dibattiti che infuocano l’opinione pubblica, e anzi diventa il cantore dell’insurrezione popolare con i suoi versi; il clima rivoluzionario solletica l’animo di centinaia di giovani, che si battono per un mondo nuovo, e sanno che la vera vita non è qui, ma altrove, nel candore di un futuro imminente, “(…) perché il futuro sarà nuovo, o non sarà; sarà puro o sarà ignominioso”. È una lotta di autoaffermazione, di riconoscimento sociale e amoroso che non contempla mezzi termini e mezze misure. L’assoluto o il nulla. L’essere o il non essere.