
Fran Lebowitz ha un’opinione praticamente su tutto e quando le si chiede di esprimerla non ha di certo peli sulla lingua: con umorismo sagace, a tratti irriverente, esprime le sue idee sulle tante questioni della vita moderna, dall’organizzazione della giornata ai consigli per genitori e adolescenti, attraverso problemi di ogni giorno come cibo, animali domestici, abiti e oggetti. Esilaranti risultano in particolare i saggi in cui si discutono tematiche sociali poiché qui, ancora più che altrove, la Lebowitz spiazza le opinioni comuni e, sul fondo di profonde verità sottese al suo discorso, poggia osservazioni sardoniche e sferzanti, con un sogghigno che è poi il suo “marchio di fabbrica”. Si cita in ordine casuale: quali sono i pro e i contro di avere figli? Tra i vantaggi vi è sicuramente il fatto che i bambini, grazie alla bassa statura, possono arrivare negli angoli più impraticabili della casa. In materia di cibo: è proprio necessario allontanarsi così tanto dal buon senso in nome di cene “leggere”, aggettivo che pare più adatto a indumenti e comicità, piuttosto che alla dieta? L'orientamento professionale poi è una cosa molto seria, soprattutto per persone veramente ambiziose: cosa c’è di meglio di una carriera da Papa, ereditiera o dittatore? E su Marte ci saranno forme di vita? Ma come possiamo definire il concetto stesso di “vita”? Sicuramente la “vita è qualcosa da fare quando non si riesce a dormire”: in poche parole il frutto di tante orribili “nottatacce”. Non meno acute risultano le parole della Lebowitz nell’intervista che chiude il volume, in cui l’autrice analizza il “tempo” della pandemia, tra i pochi fenomeni di cui nessuno, nemmeno una persona ormai in età avanzata, aveva diretta esperienza…
La vita è qualcosa da fare quando non si riesce a dormire raccoglie per la prima volta in italiano, a cura di Giulio D’Antona, quasi tutti gli scritti di Fran Lebowitz, pubblicati dall’autrice nei due volumi Metropolitan Life e Social Studies, e due interviste, una realizzata da George Plimpton nel 1993 e una dal curatore stesso del volume nel gennaio 2021. La Lebowitz è sicuramente un personaggio eccezionale: giovanissima si trasferisce dal New Jersey a New York, dove fa qualsiasi lavoro per mantenersi, ma capisce subito che la scrittura è il suo habitus privilegiato. A ventun anni cura una sua rubrica nella rivista “Interview” di Andy Wharol e, nei decenni successivi, diventa progressivamente un modello da seguire in fatto di opinioni, stile e costume. Da anni diverse case editrici aspettano un suo romanzo che lei ha più volte annunciato, ma che pare non riesca a scrivere a causa di un “blocco dello scrittore” che dura dagli anni Novanta. Nonostante non scriva più da allora, è stata ospite del Late Show di David Letterman numerose volte. Proprio la scrittura è un tema ricorrente nei saggi, ma soprattutto nelle interviste: scrivere, come per tanti autori contemporanei (si pensi a Pirandello e alla sua “stanza della tortura”) è per la Lebowitz necessità e costrizione, ricerca di libera espressione ma allo stesso tempo prigionia, “ergastolo” a cui lo scrittore non può sottrarsi, in una difficile sintesi che, se spesso porta alla realizzazione di sé, talvolta può anche ridurre al silenzio “letterario”.