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L’adolescente

L’adolescente

C’è qualcosa che “rode” il ventunenne Arkàdij Dolgorukij: è un figlio illegittimo, nato dall’unione fra il possidente Versilov e Sòf’ja Andréevna, una fanciulla indifesa e mansueta, già sposata al maturo servo Makàr Ivànov. Contrariamente alla prima regola dei seduttori, Versilov non l’ha abbandonata subito dopo aver raggiunto lo scopo, anzi, l’ha sempre tenuta con sé. Arkàdij invece è stato affidato a estranei e ha appena terminato il ginnasio a Mosca quando Versilov lo chiama a Pietroburgo, dove abita, promettendogli un impiego privato. Il ragazzo ci va. Vuole conoscere quell’uomo chiuso e superbo, che lo aveva tanto affascinato l’unica volta in cui l’aveva incontrato da bambino e per il quale ora prova un misto di risentimento e attrazione. Nella nuova città vede inoltre la possibilità di realizzare l’idea a cui si sta dedicando da tempo: diventare ricco esattamente come Rothschild. Non brama i soldi per lo sperpero e gli agi. I suoi unici obiettivi sono la potenza e la solitudine, quella “solitaria e tranquilla coscienza di forza” che solo la ricchezza può dare. Perché questa è la vera libertà. Ma il suo sogno richiede rinunce e ferrea volontà, e a Pietroburgo Arkàdij si rende conto di essere meno determinato di quanto immaginasse…

In un primo tempo uno dei titoli pensati per L’adolescente era Disordine. Sarebbe stato indicato per esprimere il caos che Arkàdij si porta dentro e ci rovescia addosso in una convulsa narrazione in prima persona. Dopo i deliri di onnipotenza di Raskol’nikov, Fëdor Dostoevskij racconta ambizioni e frustrazioni di un altro giovane intrappolato nelle proprie farneticazioni, socialmente meno pericoloso del protagonista di Delitto e castigo ma simile nel velleitarismo votato al fallimento. Anche la scena pietroburghese è identica: stesse soffitte strette come bare, stesse case affollate di gente misera e sull’orlo di gesti disperati, stessa soffocante mancanza d’aria, di cielo, di speranza. Pubblicato a puntate su “Annali patri” e per questo strutturato in capitoli che finiscono in momenti di grande tensione per tenere alta la suspense (e le vendite del giornale), ne L’adolescente ricorrono alcuni dei principali temi dostoevskiani. Innanzi tutto il denaro, che è stato uno degli assilli dello scrittore, vittima del demone del gioco e perennemente oppresso dai debiti. Poi la figura paterna, intorno a cui ruota il dramma de I fratelli Karamazov e che qui assume coloriture di continua ambivalenza. Di pagina in pagina, infatti, Versilov si rivela diverso da quanto si credesse o si dicesse di lui, mandando in confusione lo stesso Arkàdij che oscilla fra odio e amore, ripudio e desiderio di accettazione. Per la critica questo non è il miglior Dostoevskij. Forse. Ma Arkàdij, radiografato nel profondo dell’anima con la sua impulsività, i suoi scatti umorali, la sua ansia di rivalsa, è un personaggio universale, quasi un emblema dell’adolescenziale fatica di crescere. Già questo basterebbe a fare del romanzo un capolavoro.