
La parola “ufficio” è decisamente troppo altisonante per il bugigattolo in cui il commissario Aldani insieme al fido Cosato si muove, ma con ogni evidenza per Grosso è abbastanza. Grosso è come Anna, e quindi con la visione del mondo di Aldani non può esserci sintonia. Lui si muove a proprio agio solo nella confusione, nella sovrabbondanza di oggetti, nemmeno tutti troppo utili: qui invece siamo al minimalismo estremo, l’uso del computer sopra ogni cosa. Però la vecchia guardia sa tirare fuori dal cilindro ancora qualche bel coniglio: basta una matita e un post-it di cui è rimasta solo l’ombra rivive, e può essere utile per capire in quale direzione muoversi. C’è da dire che però l’affaccio sul campiello del monolocale con bagno microscopico e cieco (del resto grosso non ha una segretaria…) non è niente male: d’altro canto anche la questura è in una bella zona, vicino a piazzale Roma, a un tiro di schioppo da Santa Chiara e dalla procura, che è ora nella cittadella della giustizia, nei locali dell’ex manifattura tabacchi. Una notevole ottimizzazione, ma certo il fascino degli edifici storici… Venezia è così, eternamente sospesa e galleggiante…
Michele Catozzi, classe 1960, è veneto, e da molti anni le lettere, l’editoria, la scrittura, il giornalismo fanno parte della sua vita. Il suo esordio nel settore dei romanzi risale a qualche anno fa, quando ha dato vita al commissario Nicola Aldani, che si inserisce a pieno titolo nella tradizione italiana di investigatori sui generis, di norma burberi e/o stropicciati, facenti parte o meno delle forze dell’ordine, che nasce nella prima metà del secolo scorso, quando Mondadori porta in Italia le detective stories che da noi, per il colore delle copertine dei volumi a esse dedicati, diventano subito i cosiddetti libri gialli, e, conquistando un nutrito numero di appassionati, arriva fino a noi, passando per Camilleri, Malvaldi, Morbelli e tanti altri, mantenendosi all’interno del canone (un delitto, un mistero da risolvere, la lotta manichea fra crimine e giustizia, pretesto spesso per allargare gli orizzonti e indagare la società e le sempiterne domande che si fanno gli individui) ma non mancando di originalità. Se la prima opera si chiamava Acqua morta, anche qui sin dal titolo ci colleghiamo a una dimensione stagnante: Laguna nera. Lungo le sponde del Brenta si è sviluppata la famigerata Mala, versione nordica della banda della Magliana e di tante altre simili associazioni di galantuomini, che ha messo in passato le mani anche sul gioco d’azzardo, che in Italia ha nella vicinissima Venezia, dove Aldani è commissario della squadra mobile presso la questura, uno dei principali poli di attrazione, data la presenza del casinò. Nel 1984 vittima di una spettacolare rapina. E il passato si connette in maniera molto articolata al presente nella prosa solida, godibilissima e ricca di sfumature di cui Catozzi tiene le redini con polso fermo.