Salta al contenuto principale

L’amore che devi

lamorechedevi

La cosa che Violante ricorda meglio della sua infanzia è che le piaceva andare a scuola. Era la più alta della classe, quella che si sedeva in fondo alla classe e che stava sempre nelle file dietro quando si doveva fare la foto di gruppo a fine anno scolastico. Amava andare a scuola, specie in primavera, quando- seduta nelle ultime file, appunto- osservava la nuca scoperta dei suoi compagni e notava che ognuna di esse nascondeva il disegno di una corona. E anche oggi, quando nulla intorno a lei le rimanda quella felicità semplice che un tempo trovava con estrema facilità, va a ricercare quell’immagine. La nuca degli altri le procura un cero brivido, perché le racconta la storia che ognuno ha impresso sul proprio corpo. La mattina è l’unico momento della giornata che trattiene a sé un poco più a lungo. Più tardi ci sono le incombenze quotidiane. Ci sono le scadenze lavorative da rispettare, c’è suo marito e ci sono i figli. Ora invece, al mattino, c’è solo Maurizio che la osserva da dietro al bancone. Ma a lei non dispiace questa intrusione. Maurizio è il suo barista e un amico, da quando, la prima volta che si sono incontrati, le ha rivelato che il suo nome racconta di radici forti, di una Violante straniera sporca di terra. Ha ricevuto da pochi giorni l’invito ad un incontro tra ex compagni di classe, al quale tuttavia pensa di non partecipare. Troppi ricordi sono legati al periodo della scuola e a quel bambino di sei anni il cui compleanno ricorre il primo gennaio; quel bambino che non vede da dieci anni ma di cui la sua pelle ricorda tutto. La prima volta che ha visto Riccardo è stato alle elementari, quando, una mattina d’ottobre, l’insegnante di italiano si è affacciata sulla porta accompagnata da un bambino basso- occhiali con la montatura sottile e i capelli neri, un paio di jeans scuri, un maglione a rombi colorati e scarpe marroni- e l’ha presentato al resto della classe come il nuovo compagno proveniente da un’altra scuola…

Il cuore di Violante batte per tutti: per suo marito Lorenzo, per i suoi figli, per i ricordi. Ci sono persone, nella sua vita, a cui vuole bene e altre a cui vorrebbe volerne molto di più, come un dovere. Ma Violante è stanca e si sente in colpa. Vorrebbe solo chiudere gli occhi e poter riposare; vorrebbe riuscire a dimenticare quell’assenza che è tornata più volte nella sua vita e che lei ha cercato ingenuamente di trattenere, come un’infanzia vissuta a metà; vuole trovare la forza di abbandonarsi completamente a Lorenzo - l’uomo che resta, l’amore che merita di essere vissuto - così come ha già fatto a Parigi, durante il loro viaggio di nozze, quando ha pensato di riuscire ad amare il marito di un amore senza fiato; vuole aggrapparsi alle parole del padre dei suoi figli, che l’ha pregata di rivolgersi a lui, se non riesce a tornare, ma le ha consigliato di non avere fretta e, soprattutto di non mentire; vuole raggiungere la piena consapevolezza che lei e Riccardo sono ancora quei due bambini felici che si sono conosciuti alla scuola elementare, ma che nel mondo reale non potrebbero sopravvivere, perché conoscersi davvero è qualcosa di diverso dal pensarsi sempre senza tuttavia vedersi mai. È inquieto l’animo di Violante - protagonista del secondo romanzo di Sara Maria Serafini, autrice nata a Milano ma da sempre residente in Calabria, che torna in libreria ad un anno e mezzo di distanza dal suo lavoro d’esordio Quando una donna - nonostante la vita pare essere stata piuttosto generosa con lei. Un marito perfetto e due figli in salute sembrano non bastare; qualcosa le manca e porta il nome del primo grande amore, Riccardo, conosciuto tra i banchi di scuola. Quando, in un giorno che pare uguale agli altri, incontra dopo molto tempo proprio quell’uomo che per primo le ha fatto vibrare il cuore, il difficile equilibrio creato fino a quel momento mostra le sue crepe e, nella vita della donna, il passato si mescola al presente, dando origine a un vero e proprio terremoto, capace di far scontrare i suoi due mondi paralleli, di scardinare ogni certezza e di mostrarle le sue debolezze: l’amore che sente nei confronti del marito e dei figli è diverso da quello che il suo ruolo impone, allo stesso modo in cui ciò che prova per il primo amore, in termini di urgenza, visceralità e passione, non è ciò che dovrebbe. La persona che Violante sente di essere non coincide con quella che vorrebbe essere. E tutto crolla, nonostante i suoi tentativi di far combaciare i suoi due mondi, quello che la sporca pur salvandola da una parte e quello nel quale non riesce più a trovare quell’incastro perfetto che pensava di aver trovato dall’altra. Con una scrittura che sa coinvolgere e raccontare l’amore rinnegato e quello tradito, il desiderio e il senso di colpa, l’amore che fa male e quello che consola; con una capacità incredibile di indugiare sui dettagli e rendere ogni immagine motivo di profonde riflessioni; con l’urgenza di raccontare gli inciampi della vita e la necessità di percorrerne ogni sentiero, anche quelli più dolorosi e opachi; con un ritmo malinconico ma capace di graffiare l’anima, la Serafini si conferma autrice capace di emozionare davvero, ricordando che “la differenza tra una carezza e uno schiaffo sta solo nella velocità”.