
Il trionfo della libertà formale che diviene ostentata informalità, forse un po’ sboccata: “Io non odio niente / non odio nessuno / tranne / [...] quelli che hanno la faccia come il culo / il culo come la faccia / e quindi quando scorreggiano / in pratica / stan tenendo un discorso”. Una serrata critica alla “poesia pesante” ed erudita in opposizione alla poesia veloce, una poesia di strada: “Ci sono poesie lente e poesie veloci / le poesie lente son lente non per la metrica o il ritmo / quelle robe li son degli esperti / son lente perché ogni parola / pesa un quintale”. Un comico cinismo di facciata che cela anime sole e scisse da conflitti interiori “rigurgitati” sul foglio bianco: “... ma sì, per me, la poesia è merda / tecnicamente / evacuazione degli scarti della digestione / bisognerebbe dire ho cagato una poesia / mica l’ho scritta / la poesia è merda”. Infine è l’amore il protagonista, il collante di un mondo contrassegnato da ebbre serate notturne, scandito da innumerevoli cocktail Negroni - al quale il poeta dedica un lungo e affiatato elogio poetico -, un amore che non ha nulla di romantico e favolistico, ma si carica dell’ironico nichilismo della grigia periferia urbana nel quale è ambientato: “L’amore non è il cuore che non tiene / perché l’amore non dimora lì, / ma in quelle / lunghe lisce aperte gambe / di ballerina”. Aspettatevi questo e molto altro se, bazzicando per le vie di una nera notte torinese, vi imbatterete in uno degli accorati reading di Bravuomo...
Arsenio Bravuomo è autore di racconti e raccolte poetiche. Dal 2001 tiene un blog personale - www.bravuomo.it - nel quale pubblica qualche poesia, comunica ai suoi lettori luogo e ora dei suoi reading (l’autore legge pubblicamente le proprie poesie in giro per i “localacci torinesi”) e dedica qualche parola di presentazione a sé stesso e ai suoi volumi. “Io son uno che scrive le cose, e no, non metto le maiuscole. e son no uno di marca. Nel senso, se vivessi su uno scaffale sarebbe uno scaffale di discount”: così Bravuomo presenta sé stesso nella sezione “Di me” del suo blog. Le poesie custodite dalla raccolta possono ascriversi al fenomeno del Poetry Slam, competizioni poetiche a cui partecipano componimenti in versi “di strada” - come il rap ai suoi inizi - valutati da cinque giudici estratti a sorte dal pubblico. I tratti delle Slam Poetry - le poesie idonee ad essere performate nei Poetry Slam - sono la provocatoria e deliberata ignoranza di ogni metrica, ritmo e contenuti generalmente associati al termine poesia: si tratta di versi che possono piacere o non piacere, non ci sono vie di mezzo. “Quelli che sostengono che il Poetry Slam non è poesia / no quelli non li odio, / mi siedo, / appoggio il mento a una mano (bellissima), / sorrido / e li guardo rosicare”. Forse Bravuomo dovrebbe essere più indulgente con i suoi detrattori: tra maiuscole che diventano minuscole, serate ubriache di poesie e Campari, scarti digestivi che diventano letteratura... beh, è legittimo che qualcuno rimpianga qualcosa di più convenzionale e si indigni. E del resto provocare non è ciò che l’autore vuole? Obiettivo raggiunto.