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L’angelo di pietra

L’angelo di pietra

Un angelo di pietra sovrasta la collina di Manawaka. Imponente e ieratico, è stato fatto arrivare in Canada dall’Italia. Una statua di marmo bianco a ricordare Regina, la madre di Hagar, donna amatissima, passata alla vita eterna precocemente in seguito ad una malattia ginecologica dopo averla data alla luce. Hagar da bambina va spesso al cimitero contemplando quella creatura alata dagli occhi vuoti. Non proviene da una famiglia importante, ma il padre è riuscito a far fortuna e a garantire alla giovane Hagar un’istruzione e tutto quello che serve per essere una ragazzina rispettabile. Trovare un buon partito da sposare garantirebbe a lei e a tutta la famiglia di portare avanti il nome della famiglia. Crescere non è semplice e neppure farsi piacere i giovanotti che piacerebbero a suo padre, lei ha messo gli occhi su un giovane moro ed è decisa a sposarlo anche contro il parere del padre: e così fa. La decisione crea uno strappo irreparabile, tanto che alla morte del genitore l’intero patrimonio viene lasciato alla città. Ma Hagar non è una donna che si tira indietro, è ben temprata e affronta ogni avversità che la vita le mette di fronte. Così, anche a novant’anni passati, si oppone fermamente alla decisione del figlio Marvin e della nuora Doris di mandarla in una casa di riposo. La sua memoria vacilla, le gambe sono malferme, ma la volontà e la determinazione non le mancano e riuscire a sfuggire dall’asfissiante controllo familiare è l’unica soluzione possibile per evitare quella decisione non sua...

Un romanzo forte, impetuoso come un mare in tempesta, che ci restituisce il ritratto di un personaggio indimenticabile. Una donna dal carattere scolpito nella pietra, forgiato nelle avversità e nella coerenza verso se stessa. Il monumento funebre della madre in qualche modo testimonia l’invincibilità della vita sulla morte, la speranza in una vita nell’aldilà, una promessa di riscatto, una fede che Hagar fa fatica ad abbracciare fino alla fine. Il doppio piano della narrazione alterna il presente di Hagar novantenne alle prese con la sua stretta quotidianità ai ricordi di quella vita intensa che l’ha resa la donna che è diventata. Ma non c’è tristezza nella vecchiaia che avanza, nella certezza dell’inesorabile caducità dell’esistenza, non c’è sentimentalismo, ma forza, integrità, fierezza, non stupisce che le scrittrici Margaret Atwood e Alice Munro abbiano indicato L’angelo di pietra come uno dei “capisaldi della letteratura in lingua inglese”. E non stupisce neppure che questo libro abbia avuto diversi adattamenti cinematografici e teatrali come l’omonimo film del 2007 scritto e diretto dalla regista canadese Kari Skogland e interpretato tra gli altri da Ellen Burstyn nei panni di Hagar, Dylan Baker nel ruolo del figlio Marvin, Sheila McCarthy nella parte di Doris ed Elliot Page.