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L’angelo ribelle

L’angelo ribelle

Peter Handke è a Stoccolma per ricevere il Premio Nobel per la Letteratura. Indossa un vecchio cappotto su cui “lievitavano particelle di minerali polverizzati nei secoli trascorsi” e una giacca con le maniche che lui stesso ha bordato in pelle con ago e filo. Peter è accompagnato dalla moglie Sophie, da Arian von Wedel, contessa e sposa dell’editore e poeta Michael Krüger, e dal regista Emir Kusturica con la moglie Maja. Il primo incontro di Kusturica con Peter Handke risale a diversi anni prima, a Cannes, dopo la fine del festival cinematografico. Quel giorno Handke era in compagnia di Wim Wenders, nel parco dell’hotel Majestic, e stava camminando a piedi scalzi e con i pantaloni arrotolati nell’acqua bassa della piscina. Quella volta i due non si videro, ma nel corso degli anni hanno avuto modo di diventare grandi amici. In Handke, Kusturica apprezza non solo lo scrittore, che alcuni critici considerano come “il maggior stilista in lingua tedesca” di tutto il ventesimo secolo, ma soprattutto l’uomo. Un uomo che non ha esitato a prendere una posizione netta e per molti versi scomoda a fianco del popolo serbo, condannato senza possibilità di appello da tutto il resto del mondo. Nell’abbraccio di Handke alla Serbia è possibile vedere “l’atto di un uomo amante della giustizia, la difesa di un popolo umiliato e percosso, (...) un’utopia degna del Don Chisciotte di Cervantes”. Ė questo abbraccio fraterno a rendere Handke simile a Cassiel, l’angelo del film Il cielo sopra Berlino da lui stesso sceneggiato insieme al regista Wim Wenders. E in fondo Peter Handke proprio questo è: un angelo ribelle che “ha sostituito la morale e l’imperativo categorico di Immanuel Kant e l’idea di Nietzsche sulla moralità come “coraggio dei forti” con l’insegnamento di Cristo: “moralità e bontà verso i deboli”...

Emir Kusturica è noto al grande pubblico grazie alla sua attività di regista, che lo ha portato a vincere premi nei più importanti festival di tutto il mondo per opere come Papà ... è in viaggio d’affari, Underground, Il valzer del pesce freccia e Gatto nero, gatto bianco. Negli ultimi anni Kusturica si è dedicato anche alla musica, con la sua The No Smoking Orchestra, e alla scrittura. Questo L’angelo ribelle è la sua terza fatica letteraria, dopo l’autobiografia Dove sono in questa storia e i racconti di Lungo la Via Lattea. Tipico esempio di figura che gli americani definirebbero larger than life, Kusturica è il classico artista che non ammette mezze misure: o lo si ama o lo si odia. E come avevamo tanto amato il geniale regista di Underground, va detto che purtroppo non riusciamo ad apprezzare nello stesso modo lo scrittore di questo L’angelo ribelle. Il problema non risiede tanto nelle posizioni politiche che Kusturica assume in questo libro, peraltro ben note e alquanto controverse. Posizioni che del resto erano già molto chiare anche in Underground, forse il capolavoro del Kusturica regista, considerato dalla critica come uno dei migliori film del XX secolo. Il fatto è che in quel film il Kusturica regista riusciva a raggiungere una magica armonia tra la vita dei suoi personaggi e le più ampie vicende storiche, facendoci appassionare alle vicissitudini dei suoi protagonisti. In quel film era l’Arte, con la “A” maiuscola, a farla da padrona, mentre il tema politico correva sottotraccia senza mai prendere il sopravvento, ma innestandosi naturalmente nella vita e nei corpi dei personaggi. Qui, in questo L’angelo ribelle, del tocco del regista non è rimasta nessuna traccia e il piano prettamente artistico passa del tutto in secondo piano rispetto alle finalità politiche. Chi cerca in un’opera artistica un semplice paravento per le proprie idee forse apprezzerà questo romanzo. Noi preferiamo di gran lunga riporre L’angelo ribelle nello scaffale più fuori mano della nostra libreria e andare a recuperare il DVD o lo streaming di Underground, per passare un paio d’ore di pura magia in compagnia di Marko, di Petar detto “Il Nero” e della bella Natalija.