
Gustav Mahler ha detestato Amsterdam. Il chiasso dei porti gli ha sempre dato sui nervi, il riflesso delle case sull’acqua dei canali non ha mai generato in lui alcuna emozione, la pioggia e l’umidità gli hanno danneggiato la salute. A suscitare la sua ammirazione solo le opere di Rembrandt custodite al Rijksmuseum, ispiratrici dei movimenti della Settima sinfonia... Giorgio Morandi ha amato Bologna più di ogni altra città e ha sempre detestato viaggiare, i suoi spostamenti avvenivano in treno o in pullman e declinava gli inviti nelle grandi città come Londra, Parigi, New York. Il secondo posto nel suo cuore lo ha occupato la bella Firenze... Vilnius è una città magica ed è qui che si trova la casa di Mikalojus Konstantinas Čiurlionis, oggi ci vive il pronipote. Pittore e musicista prolifico ha lasciato circa trecento quadri e altrettante composizioni. A Vilnius ha preso lezioni di lituano (parlava solo russo e polacco) dalla bella Sofija, giornalista e critica letteraria, che nel 1909 è diventata sua moglie... Aizpute, in Lettonia, è la città in cui è cresciuto il compositore Pēteris Vasks, sorvegliato speciale del regime sovietico in quanto figlio di un pastore. Con la sua musica potente e insieme dolce ha voluto opporsi al regime e invocare la forza più grande al mondo, l’amore. Si sa che la musica è politica... Molti scrittori hanno trascorso la vita negli Hotel, senza la distrazione delle incombenze di una casa da seguire. Ad Arcachon si trova l’Hotel de la Co(o)rniche, ideale per trascorrervi il tempo della scrittura, in questo caso dedicato alla vita di Debussy... È stata Mimma Forlani a suggerire la città di Bergamo, come luogo ricco di fascino, in particolare per la figura di Gaetano Donizzetti. Qui, in uno scantinato, il compositore è nato e da qui ha preso il via la sua formazione musicale e la brama di riscatto sociale... Nella città di Cagliari si trova l’Orto Botanico che un tempo fu diretto da Eva Mameli Calvino, la madre di Italo Calvino, autore legato alle suggestioni della natura... Lo scultore Joseph Beuys è nato in Germania ed è entrato a far parte della gioventù hitleriana. Ha insegnato a Düsseldorf e la sua arte negli anni successivi al conflitto è stata influenzata dalla natura e dagli animali, in aperto contrasto col capitalismo americano...
I testi proposti nella raccolta L’anima delle città sono dei piccoli saggi biografici dal sapore di reportage, in cui prevalgono le peculiarità caratteriali dei protagonisti e gli incontri significativi, artistici o sentimentali, che li hanno portati a essere ciò che sono diventati: figure iconiche della cultura. Lo scrittore olandese Jan Brokken non si limita a una semplice ricostruzione dei fatti, ma si lascia coinvolgere nelle vite degli artisti di cui scrive, in particolare musicisti, menzionando quanto di loro, in alcuni casi, sia in linea col suo modo di essere e come lui si immedesimi e comprenda la loro indole. Ad esempio, parlare dell’Orto Botanico di Cagliari è occasione per ricordare il nonno e le passeggiate da bambino con lui nell’Orto di Leida, di Morandi apprezza il carattere sedentario perché opposto al suo di giramondo, perché può capitare che “dentro di noi, un estremo desidera l’estremo opposto”. Doloroso il ricordo della prigionia dei genitori in un campo di internamento giapponese, rievocato nel capitolo dedicato al filosofo giapponese Kitarō Nishida. Dalla Francia all’Italia, dalla Germania al Giappone, sono molteplici le città scelte come cornice per descrivere queste vite d’artista. Interessante l’aneddotica di Brokken nel raccontarsi alle prese con l’atmosfera locale, la raccolta del materiale per la stesura dei testi (scritti, come indicato nelle note finali, tra il 1989 e il 2020) e l’impatto emotivo suscitato da alcuni casuali incontri. La scrittura è ricca e intima, scava a fondo negli aspetti più umani delle figure descritte, ma evita scivoloni stucchevoli o retorici, pur mostrando una capacità introspettiva non comune e un formidabile rispetto verso gli uomini (e le donne) nel contesto dell’epoca che li ha visti emergere, come è evidenziato in un passaggio significativo: “Non si diventa qualcuno per caso. Ci si fa condurre dalle linee invisibili tracciate dal destino. Il destino, o il secolo in cui si vive. Quella belva”.