
Tre racconti lunghi, scritti quasi in punto di morte, impreziosiscono l’opera di Kafka. In essi, il mondo degli animali offre spunti particolarmente suggestivi. Nel primo racconto, Ricerche di un cane, al centro della trama è, appunto, un cane affascinato da sette suoi simili, misteriosamente apparsi nelle tenebre e, altrettanto misteriosamente, ingoiati dal buio. Essi sono musicanti di grande talento e rara abilità, capaci di suscitare nel giovane protagonista un tumulto di sentimenti. La delizia provata nell’ascoltarli spinge quest’ultimo a diventare un cane ricercatore, e a spendere la sua esistenza in meticolose ricerche. Sempre di musica e di animali si parla nel secondo testo: Josefine, la cantante. La protagonista, come recita il titolo, è una virtuosa cantante che si esibisce per il popolo dei topi. Quest’ultimo sembra apprezzare la sua arte. Ma quando ella chiede un compenso adeguato, viene emarginata. Evidentemente, si tratta di un popolo superficiale, pronto all’oblio, insensibile alle ragioni dell’arte. Altrettanto ottuso è l’ignoto protagonista di La tana. Un animale notturno impegnato a costruire un rifugio che lo sottragga ai pericoli esterni…
Procedendo in modo eccentrico, al di fuori dei canonici schemi accademici, Roberto Calasso accompagna il lettore tra gli intricati meandri degli ultimi racconti composti da Kafka; ne rintraccia gli elementi claustrofobici; ne evidenzia le atmosfere surreali e i sottintesi simbolici; ne scandaglia le componenti strutturali e formali. Lo fa confezionando schegge critiche, essenziali paragrafi in cui vengono analizzate le sottigliezze dei testi kafkiani, indugiando sulle componenti metaforiche e sotterranee; distillando dai racconti implicazioni che potrebbero sfuggire al lettore superficiale. Il tutto, con il consueto stile essenziale, tagliente, denso di note e ricco di riferimenti contestualizzanti. Insomma, con tocco leggero, Calasso si conferma maestro straordinario di un modo originale di fare critica, in cui la critica stessa si incrocia con il racconto.