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L’appartamento dell’ultimo piano

Enea Cristofori, ispettore di polizia, da quando è rimasto vittima di un sequestro - è trascorso circa un anno da quell’episodio - dorme male, fuma troppo, non smette mai di lavorare ed è diventato insofferente, più del solito, a qualsiasi forma di interesse nei suoi confronti. Ecco perché anche oggi, quando il suo amico e collega Gabriele Corsi arriva al lavoro, lo trova già in ufficio. E non vuole sentire ragione quando Gabrio lo rimprovera e gli fa notare che dovrebbe farsi vedere da qualcuno per cercare di risolvere i problemi - soprattutto l’eccessiva aggressività - che il brutto episodio di cui è stato protagonista gli ha lasciato in eredità. Per fortuna Sara Sisti, collega di entrambi, bussa ed entra nel piccolo e già affollato ufficio e - pur notando l’aria tesa, che purtroppo ultimamente è di casa - interrompe i due uomini e annuncia che è stato trovato un morto, all’interno di un’auto. Potrebbe trattarsi di morte naturale ma, poiché gli è stato riscontrato uno strano segno sul collo, i colleghi hanno richiesto un ulteriore controllo e un parere da parte di Enea e Gabrio. Giunti sul posto, i due notano che si tratta di un uomo anziano, robusto, con braccia e torace tatuati. Sara è un’esperta di tatuaggi e cicatrici e impiega un attimo a capire che quelli sul corpo del morto sono lavori piuttosto datati e tipici dell’Europa dell’Est. Quando i soccorritori sono arrivati sul posto, qualche ora prima, l’uomo era all’interno dell’abitacolo, seduto al posto di guida, con la testa appoggiata al montante, un piede in auto e l’altro sul marciapiede. Enea sale sull’auto, un vero porcile in cui nessuno dovrebbe vivere, mai. Fiale di insulina, bottiglie di vodka piene, riviste pornografiche, indumenti sporchi e una scatola di latta contenente banconote di piccolo taglio, per un totale di circa tremila euro. Qualcuno si avvicina all’auto. Si tratta di Armando Testi, giornalista freelance. Non fa in tempo a porre la prima domanda ad Enea, che questi già sente una rabbia incontenibile ribollirgli dentro, pronta a esplodere…

Un nuovo thriller che ha come protagonista Enea Cristofori, il profiler della polizia scientifica di Milano - rapito e torturato durante la prima indagine che lo ha visto protagonista nel romanzo d’esordio di Cristina Brondoni Voglio vederti soffrire - ammaccato, nervoso e perennemente in lotta con i propri dubbi e i fantasmi di un passato che continuano ad affollare la sua mente e il suo cuore. Una nuova indagine di cui occuparsi - una volta ancora insieme ai colleghi Gabrio, amico di lunga data, e Sara, un misto di sensualità e intelligenza che gli fa girar la testa ogni volta che la donna si avvicina - in una Milano che non ha il tempo di fermarsi ad osservare il degrado, la superficialità e la sofferenza che le girano intorno. Un nuovo serial killer, confuso tra la folla, che nella zona sud della città uccide e oltraggia i cadaveri di alcune donne, abbandonandole senza alcun rispetto né pietà. Nuovi indizi, nuovi colpi di scena che raccontano di vecchi abusi e ossessioni, di donne la cui unica colpa è di essere se stesse, di bambini svegli e curiosi che vanno protetti perché potrebbero aver visto troppo ed essere quindi in pericolo. Un nuovo inquietante scenario di cui conduttori televisivi e giornalisti si servono per dare in pasto, a un pubblico avido del dolore altrui, quanto di più macabro possa esistere. La Brondoni - giornalista e criminologa di Milano - riesce una volta ancora a offrire al lettore una storia semplice ma carica di emozioni; una vicenda i cui protagonisti principali sono eroi normali e imperfetti e proprio per questo più amati; un racconto in cui il mostro da sconfiggere sembra nascondersi tra le persone comuni e perbene; un thriller in cui, accanto ad una trama dal ritmo sostenuto, si ritrova la denuncia degli aspetti malati di una società in cui a dominare è un’orrenda spettacolarizzazione della morte, senza rispetto alcuno per i sentimenti più profondi di chi con queste morti ha a che fare.