
18 settembre 1861. Quando si guarda allo specchio, fatica a riconoscere nella donna matura che la guarda la vera Ciarli, la bambina che portava le trecce e aveva le ginocchia sbucciate, la ragazza appassionata dell’amore o, ancora, la donna disincantata. Gli episodi della sua vita, gli eventi che hanno determinato il corso della sua esistenza, sono in realtà cicatrici che la rendono unica. La sua storia, pensa Ciarli, non è cominciata con lei, ma ben prima della sua nascita. A essere precisi, potrebbe partire da una data ben precisa: il 9 aprile 1818. Ciarli galleggia nel ventre di sua madre, mentre nel piccolo borgo di Ururi, abitato in grande maggioranza da albanesi, nessuno dorme. Quando i soldati borbonici di re Ferdinando I scaricano su un gruppo di briganti i loro moschetti, molti restano a terra, uccisi, ma i più fortunati riescono a fuggire. Tra questi ultimi c’è anche Delicata Lorusso, la madre di Ciarli, che riesce a trovare nascondiglio in un ovile e se ne resta lì, ben acquattata, finché i soldati non smettono di darle la caccia. Ribelle e bellissima, Delicata è una donna moderna e la sua abilità nell’uso della pistola è identica a quella di un uomo. Chi parla di lei, dice che abbia già sparato parecchie volte e ucciso più di venti persone. Sveglia e intelligente, sa leggere e scrivere da quando, a quindici anni, un medico del paese che si è invaghito di lei le ha insegnato a farlo. A sedici anni Delicata sposa un uomo alto e di poche parole, uno dei luogotenenti della banda Vardarelli, truppa utilizzata come elemento di disturbo nei confronti del re di Napoli. In fuga da Ururi, Delicata ripara in Puglia, a Polignano, la terra in cui lei stessa è cresciuta. Qui dà alla luce Ciarli, sulla spiaggia. Certa che qualcuno troverà la neonata, la avvolge in una coperta di lana e la adagia sulla sabbia, accanto a una barca che la ripara dal vento…
Un po’ romanzo storico e un po’ di formazione, con incursioni in una spy-story ammantata di mistero. Il romanzo di Maria Elisabetta Giudici – architetta abruzzese d’origine ma romana d’adozione con la passione per la scrittura – ambienta nel terzo decennio dell’Ottocento, periodo storico caratterizzato, tra le altre cose, dalla tormentata costruzione del canale di Suez, una vicenda che ha come protagonista la sedicenne Ciarli. La giovane intraprende un viaggio – fisico e metaforico – dalla Puglia all’Africa, alla ricerca di quella madre che l’ha abbondonata subito dopo averla partorita. Raggiungere quella terra vasta e carica di colori e odori, quella realtà che si trova al di là del mare diventa quindi per Ciarli il cammino da percorrere per abbandonare la fanciullezza e diventare donna. L’Africa diventa metafora di conquista, di scoperta, di nuove opportunità, ma anche di sofferenza e dolore. Violenza e inganno faranno compagnia alla giovane protagonista, costretta a fronteggiare ogni tipo di avversità brandendo la più potente delle armi, quella che trova la sua massima espressione nella solidarietà. Un percorso a ostacoli tra colori che accecano e scaldano, profumi che solleticano e inebriano, volti che mutano aspetto con la stessa rapidità con cui gli attori indossano nuove maschere sul proscenio. Un romanzo accurato e curato, in cui ogni parola è pensata e utilizzata al posto giusto; un affresco che racconta le meraviglie del viaggio e la magnificenza del mare, che è insieme un lasciarsi e un ritrovarsi, un rifrangersi dell’onda contro uno scoglio e il desiderio di fuggire da quella stessa onda. Una storia che si muove tra Italia e Grecia, Turchia e Africa del Nord e racconta un viaggio che, tra le immagini e le sensazioni, conduce al centro esatto di sé. Il viaggio di Ciarli la rende donna; il viaggio del lettore lo porta al cuore di una scrittura che incanta.