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L’arte di dimenticare

L’arte di dimenticare

Mira si sveglia all’improvviso e si mette una mano davanti alla bocca. Teme di aver urlato e attende che qualcuno accenda le luci e apra le porte per individuare la provenienza dell’urlo. Ma nulla, tutt’intorno a lei è solo silenzio. Scende dal letto e si dirige verso la porta della camera della madre. Si pone in ascolto e sente un respiro regolare intervallato da un lieve russare. Mira sorride e prosegue lungo il corridoio. Si ferma davanti alla porta della nonna e dall’interno le giungono due diversi suoni: il russare dell’anziana donna sul letto e quello della domestica per terra. Ora Mira è davanti alla camera del figlio Nikhil e lo sente parlare nel sonno. Apre la porta ed entra in silenzio. Il figlio apre gli occhi e le chiede se il padre sia finalmente rientrato. La donna cerca di rassicurarlo, poi esce in silenzio dalla stanza. Ma dov’è Giri, suo marito? L’ha atteso a lungo la sera precedente durante il party, ma l’uomo non si è visto e Mira ha dovuto rivolgersi alla donna dell’agenzia di PR per trovare qualcuno che accompagnasse a casa lei e il figlio. Per fortuna si è trattato di un tipo che lei non conosceva affatto e che non le ha rivolto alcuna domanda imbarazzante in merito all’assenza del marito. Una volta rientrata a casa, lo ha atteso a lungo davanti alla finestra, facendo mille supposizioni e attaccandosi ad ogni appiglio pur di impedire ai propri pensieri di dirigersi verso la direzione più ovvia: Giri ha deciso di abbandonarla. Anche Jack ripensa alla donna e al ragazzo cui ha dato un passaggio in auto la sera precedente. Nell’abitacolo l’atmosfera era piuttosto tesa e silenziosa: ricorda che la donna tremava, anche se non faceva poi così freddo, e si stringeva la sciarpa addosso. Per colmare il silenzio, Jack ha parlato del monsone che presto sarebbe arrivato e del suo amore per le piogge, delle quali ha tanto sentito la mancanza negli anni in cui ha vissuto negli USA, prima di rientrare a Bangalore...

Quando un ciclone si abbatte su una qualsiasi zona della terra, devasta con la sua potenza ogni cosa e sconvolge qualsiasi ordine precostituito. Quando poi la sua furia si placa e ci si guarda intorno, non restano che detriti sul terreno dei quali, prima di dare il via all’opera di ricostruzione, è necessario liberarsi. La stessa cosa accade alla vita di Mira e Jack, i protagonisti del romanzo di Anita Nair - scrittrice indiana il cui secondo romanzo Cuccette per signora, pubblicato nel 2002, si è imposto come uno dei maggiori bestseller internazionali degli ultimi decenni - che, utilizzando appunto la metafora dei cicloni, fenomeno naturale tanto improvviso quanto devastante, racconta le illusioni, la capacità di perdonare e perdonarsi, la consapevolezza dell’errore. E lo fa servendosi di una scrittura raffinata e delicata, che non ha bisogno di gridare il dolore ma che presenta con grazia l’iniziale senso di impotenza e la successiva esigenza di riprendere in mano la propria vita di chi ha visto la propria esistenza sconvolta e stravolta suo malgrado. Mira e Jack vivono due esperienze diverse, accomunate dalla stessa sensazione di abbandono e dolore: lei - perfetta moglie “aziendale” che ha annullato se stessa, come richiede la tradizione del suo paese, per mettersi a servizio della famiglia - viene abbandonata dal marito durante un party; lui - che avrebbe voluto essere un padre presente, ma ha fallito miseramente dopo il divorzio dalla moglie - sta cercando di scoprire cosa sia accaduto alla figlia, rimasta paralizzata a seguito di quello che è da tutti definito un incidente. In una società ancora nettamente divisa tra modernità e tradizione, in cui la norma è ancora rappresentata dai matrimoni combinati e partorire figlie femmine è considerata una sciagura; in una realtà in cui una donna non può tagliare i capelli senza aver prima ottenuto il permesso dal marito e chiunque operi scelte diverse dalla consuetudine finisca per essere un outsider tollerato a fatica; in un mondo così complicato e, sotto certi aspetti arcaico, la disperazione e il dolore di Jack e Mira si incontrano e si riconoscono. Insieme intraprendono un nuovo cammino, che li aiuterà a disfarsi dei detriti lasciati dal violento ciclone che ha sconvolto le loro vite e li accompagnerà nella scoperta dell’arte più nobile, quella del dimenticare. Dimenticare i fallimenti e le sofferenze per uscire allo scoperto, rivelare la propria personalità e i propri sogni e godere appieno delle mille sfumature dell’amore.