
Agosto 2007, Christianssund. Ingegerd Clausen è una critica letteraria in pensione, moglie di Jørn, poeta, e madre di Kamille, scultrice, la quale è sposata invece con Lorenz Birch, milionario e mecenate. È giovedì e come al solito Ingegerd sta compiendo la sua “scappatella” quotidiana a casa della figlia, a insaputa di quest’ultima. Tale malsana abitudine è nata circa un anno prima, quando, in vista di una vacanza assieme al marito, Kamille aveva chiesto a sua madre di controllare la cassetta della posta e innaffiare le piante durante la loro assenza. Da allora, ogni volta che sua figlia è a Copenaghen per insegnare – di giovedì per l’appunto –, Ingegerd ne approfitta per entrare nella sua abitazione. Spera in tal modo di potersi sentire un po’ più vicina a Kamille, con la quale non è mai riuscita ad andare d’accordo, specie nell’ultimo periodo. Mentre dunque si aggira per le stanze, avverte dei passi che fanno scricchiolare la ghiaia del vialetto... Ingengerd muore mezz’ora dopo aver raggiunto l’ospedale. Lo studio nella quale i soccorritori la trovano è sottosopra: la collezione di statue alla quale stava lavorando Kamille è stata fatta in mille pezzi. Questa è dunque la situazione che l’ispettore Flemming Torp e la sua squadra si trovano davanti quando viene loro assegnato il caso...
L’arte di morire è il terzo romanzo della giallista danese Anna Grue che la Marsilio offre ai lettori italiani. I primi due sono stati Nessuno conosce il mio nome (2013) e Il bacio del traditore (2015). Questi romanzi – a cui nel 2019 si è poi aggiunto Questioni di famiglia – compongono una vera e propria serie, che ha come protagonisti Dan Sommerdhal, conosciuto come il Detective Calvo, e il burbero ispettore di polizia Flemming Torp. Il pittoresco e fantastico Christianssund, borgo cittadino non lontano da Copenaghen, è invece il luogo in cui si svolge la maggior parte dell’azione. La serie è stata anche candidata al “Prix SNCF du Polar” in Francia (polar è un termine che in Francia indica il romanzo poliziesco e deriva dalla fusione di policier, poliziotto, col suffisso –ard, duro, forte). Ne L’arte di morire, dopo il loro focoso litigio narrato precedentemente, il Detective Calvo e Flemming Torp sono alle prese con l’omicidio della madre della stravagante Kamille Schwerin. Le indagini si arenano ben presto, revitalizzandosi solo quando il Detective accetta di partecipare a un reality, Caccia all’assassino, a cui prenderà parte anche Kamille. Con questo espediente, un visibile omaggio a La sagra del delitto (1956) di Agata Christie, Anna Grue riesce ad animare una trama altrimenti lenta e farraginosa, dimostrando che c’è un motivo se è considerata una delle migliori autrici di genere danesi. Nonostante anche lei persista a impiegare molti dei cliché di cui abusano i giallisti: per esempio, il poliziotto con un matrimonio fallito e il detective rubacuori.