
Il fedele servo si precipita dal re per comunicargli l’invasione del regno. Il sovrano comprende che è arrivato il momento tanto temuto e, immediatamente, ordina che la piccola Christina, sua figlia, sia rinchiusa nella torre. La figliola dorme beatamente nella sua stanza, ignara di tutto. La sua nutrice la tira giù dal letto: “Vieni, è arrivato il momento” le dice. Christina è stupita, pensa a un nuovo gioco o a un regalo da scartare: d’altronde è il giorno del suo undicesimo compleanno. Insieme salgono le sale del castello, attraversano tutte le stanze e la bimba quando comprende dove la nutrice la sta conducendo inizia a piangere. A nulla valgono le parole di consolazione dell’affezionata nutrice, parole che dice più per convincere se stessa che non la bambina. Christina si dimena e urla. Da anni era stata preparata a quel giorno, ma non pensava sarebbe arrivato così presto. La torre è fredda, con le mura grigie, senza intonaco, senza colore in essa vi è solo una finestra con una griglia ricoperta di ruggine impossibile da aprire.