
Lo Schillerpark è un parco insolito, un “parco in esilio”. Si trova nella parte nord della città, è percorso quotidianamente da dei guardiani, “unici poliziotti innocui di questo mondo”. In quel quartiere lavorano tutti durante il giorno, o almeno così sembrerebbe considerando che il parco nelle ore diurne è sempre deserto. I suoi salici piangenti sembrano “un richiamo alla morte”, sempre verdi anche quando l’autunno tinge dei suoi colori caldi le foglie degli altri alberi che, inesorabilmente, cadono, così come cadono le bacche di rosa canina e “sembrano piccole bottigliette di liquore rosse prodotte a scopo commerciale”... Pare che a Berlino vogliano costruire un grattacielo, uno di quei palazzi giganteschi che si vedono nelle fotografie di New York. Lo testimonia l’esposizione di una serie di progetti con questo obiettivo che da alcune settimane alberga in municipio. Sembra anche che possa diventare un vero “palazzo del divertimento” con cinema, sale da ballo e chi più ne ha più ne metta.... Regolamentare il traffico a Berlino è un problema. “La Potsdamer Platz appare come una grossa, dolorosa lacerazione della città”. Gli scontri tra tram sono all’ordine del giorno, con gli indennizzi si potrebbe rimettere mano ex novo a tutta la viabilità. A Berlino poi manca una vera e proprio “polizia urbana” che si occupi non solo di pubblica sicurezza ma anche di tutte le questioni legate al traffico... I locali di Berlino assomigliano a quelli di una qualsiasi altra città europea. “Intorno alle due di notte, l’immagine che offrono un bar, un “locale di lusso”, una “sala da ballo” a Berlino, Parigi, Marsiglia e al Cairo è sempre uguale: il fumo aromatico delle “sigarette di lusso” internazionali aleggia sotto il soffitto come una specie di fodera aeriforme del plafond. Le lampade velate di rosso non diffondono la luce, ma la celano. I cocktail miscelati secondo ricette internazionali, la cui limpida policromia fa pensare a pietre semipreziose in forma liquida, stanno in bicchieri mezzi pieni curvati allo stesso modo e con le dimensioni di mezzi gusci di cocco. I ciuffi dei bastoncini di paglia spuntano rigidi, fragili e gialli dai contenitori metallici, unica lontana reminiscenza dell’ormai remota epoca agreste dell’umanità”...
Joseph Roth, lo scrittore del tramonto austro-ungarico, noto ai più per il romanzo La leggenda del santo bevitore - da cui Ermanno Olmi trasse l’omonimo film nel 1998 - ebbe anche una prolifica carriera giornalistica, collaborando con diverse testate, tra cui la “Frankfurter Zeitung”. Questo volume raccoglie gli articoli scritti da lui durante il suo soggiorno a Berlino verso la fine degli anni ’20, che assieme costruiscono un particolareggiato quadro della capitale tedesca in quell’epoca. Tra i reportage più interessanti, quello dedicato alle “Notti nelle bettole”, in cui si menzionano alcuni locali, dal Café Dalles nella Neue Schönauser Straße al locale da Gips nella Gipsstraße, e in cui l’autore si sofferma anche sugli elementi che più vanno a caratterizzare chi vive la notte in città, i “simboli sacri”, come la scatola dei sigari. Riflette sul traffico e sulla vivibilità cittadina, sui personaggi più o meno celebri che la popolano, un’umanità per nulla altolocata ma viva e vera. La sua Berlino “è una giovane e sfortunata città del futuro”, “uno scrupoloso conglomerato di piazze, strade, casermoni, chiese e palazzi” e ancora “una confusione ordinata”. Sono gli anni della Repubblica di Weimar, tra la fine della Grande Guerra e l’arrivo della terribile depressione del ’29. Berlino è brulicante e frenetica, comincia a essere quel centro catalizzatore di esperienze culturali e artistiche che poi diventerà più concretamente negli anni a venire. Le parole di Roth sembrano quasi prefigurare l’avvenire di una delle capitali europee più vive e innovative ma anche scenario dei più importanti e segnanti eventi della storia recente.