
Secolo XIV. Le truppe borgognoni da un anno cingono d’assedio la città di Vaucelles, nelle Fiandre, nell’intento di riportare al potere il Duca, dopo che questi è stato destituito ad opera dei propri cittadini. Il Re di Francia ha promesso a Jean-Pierre Gauthier il proprio sostegno, ma occorrerà attendere ancora l’arrivo della primavera. La popolazione tuttavia è ridotta ormai allo stremo, stretta nella morsa del freddo invernale e costretta a nutrirsi solo di erba secca e di poltiglia di crusca. L’assemblea cittadina decide allora di allontanare vecchi, donne e bambini, poiché ritenute “bocche inutili” da sfamare. Ma Jean-Pierre Gauthier, persuaso da Catherine di essersi reso complice di un’azione disumana, ha un rigurgito di responsabilità e insieme con la donna spingono Louis d’Avesnes e il consiglio dei saggi a tentare una diversa soluzione...
Pubblicata da Gallimard nel 1945 e rappresentata per la prima volta a Parigi nel novembre dello stesso anno, Le bocche inutili è l’unica pièce teatrale presente nel curriculum letterario di Simone de Beauvoir, scrittrice, filosofa e insegnante parigina nata nel 1908 e morta nel 1986. Ai cultori della materia corre dunque l’obbligo di sottolineare la meritevole operazione condotta in porto dalla casa editrice Le Lettere di Firenze, che l’ha mandata in libreria - in occasione del centenario della nascita dell’autrice - nell’ottima traduzione di Enza Biagini e Marco Lombardi. Articolato in due atti e otto quadri e scritto con uno stile terso e scorrevole, il dramma risulta estremamente appassionante. Ma anche funzionale all’individuazione di alcune linee maestre della concezione della vita di Simone de Beauvoir, sviluppatasi nell’ambito del dibattito filosofico in atto nell’immediato dopoguerra tra gli esponenti dell’esistenzialismo francese. Una sofferta e sgomenta meditazione sulla stretta finale in cui precipita la coscienza umana dinanzi alle scelte più estreme, punteggiata da lamenti e interrogativi in ordine al duro conflitto tra valori morali e leggi civili.
Pubblicata da Gallimard nel 1945 e rappresentata per la prima volta a Parigi nel novembre dello stesso anno, Le bocche inutili è l’unica pièce teatrale presente nel curriculum letterario di Simone de Beauvoir, scrittrice, filosofa e insegnante parigina nata nel 1908 e morta nel 1986. Ai cultori della materia corre dunque l’obbligo di sottolineare la meritevole operazione condotta in porto dalla casa editrice Le Lettere di Firenze, che l’ha mandata in libreria - in occasione del centenario della nascita dell’autrice - nell’ottima traduzione di Enza Biagini e Marco Lombardi. Articolato in due atti e otto quadri e scritto con uno stile terso e scorrevole, il dramma risulta estremamente appassionante. Ma anche funzionale all’individuazione di alcune linee maestre della concezione della vita di Simone de Beauvoir, sviluppatasi nell’ambito del dibattito filosofico in atto nell’immediato dopoguerra tra gli esponenti dell’esistenzialismo francese. Una sofferta e sgomenta meditazione sulla stretta finale in cui precipita la coscienza umana dinanzi alle scelte più estreme, punteggiata da lamenti e interrogativi in ordine al duro conflitto tra valori morali e leggi civili.