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Le circostanze

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Seduti al grande tavolo di faggio della cucina, Quentin e Lottie fanno i conti con il dissesto economico che si è abbattuto sulla loro famiglia, già vittima della crisi matrimoniale originata dai tradimenti di Quentin. Lottie non sopporta l’idea di avere suo marito ancora per casa, ormai si era abituata alla sua assenza durante i tre anni che Quentin ha passato in America per il suo lavoro da giornalista. Ma le cose sono cambiate: Quentin è stato costretto a tornare a vivere in famiglia perché non può permettersi un alloggio da solo. Ora anche Lottie ha perso il suo lavoro d’architetto per il quale ha tanto lottato e tanto si è impegnata. È frustrante condannare la propria famiglia alla povertà: le due figlie, il figlio più grande Xan – avuto giovanissima da un altro uomo – che non è riuscito ad entrare all’università e si è chiuso in sé. L’unica soluzione appare mettere in affitto la meravigliosa casa londinese dato che la crisi, la flessione, la recensione, o comunque la si voglia chiamare, non consente la vendita e trasferirsi tutti – ma proprio tutti – in campagna, nel Devon. La vita non è proprio la stessa per chi è abituato alla grande città, soprattutto quando la famiglia Bredin scopre alcuni dettagli inquietanti sulla proprietà Home Farm, presa in affitto per una cifra irrisoria. Teatro di un cruento omicidio ancora irrisolto, la casa sembra infestata di strane presenze. E così alle difficoltà di ambientarsi che tutta la famiglia sperimenta tra la scuola, il lavoro e il paesino dalla mentalità chiusa, si aggiungono i pericoli nascosti in ogni angolo della nuova casa…

Amanda Craig, nata in Sudafrica e cresciuta in Italia, è una scrittrice inglese definita “autrice dello stato della nazione” per la capacità di descrivere le condizioni della società inglese più recente nei suoi romanzi, che appaiono interconnessi tra loro mediante personaggi ricorrenti, ricalcando così il modello di autori quali Charles Dickens, Honoré de Balzac. Nel romanzo si lascia grande spazio all’alienazione che i protagonisti subiscono dopo il trasferimento in campagna e il passaggio ad una condizione di povertà. Non si tratta di povertà assoluta, ma di una condizione inaccettabile per chi è sempre stato abituato ad aspettarsi altro, come è ben esemplificato da una frase nel testo: le classi medie non possono accettare che qualche proprio membro retroceda nella scala sociale, l’unico movimento possibile è l’ascesa. Se confrontato con quanto accade nel villaggio, in campagna, il trauma della povertà vissuta dai protagonisti appare relativo, dal momento che il villaggio - spazio fisico, ma anche umano, sociale - è popolato da persone che vivono in condizioni precarie, senza un’istruzione adeguata che permetta loro di liberarsi dalla miseria, vittime di violenze che non possono combattere, costrette a scendere a compromessi con le mancanze, le perdite, le scarse possibilità. Ecco, dunque, la vera povertà: l’assenza di prospettive venture più rosee, la privazione delle condizioni utili per potersi creare un futuro migliore, la consapevolezza di non poter avere più di quello che si ha e al tempo stesso la riconoscenza per quel poco che già è dato. È contro tutto questo che la famiglia Bredin si scontra scoprendo i limiti di un sistema profondamente diseguale che condanna alcuni ed assolve altri.