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Le confessioni di un orco

Le confessioni di un orco

Sono Guglielmo Vismara e di professione faccio il tagliatore di teste per aziende che vogliono ridurre i costi, riorganizzare, razionalizzare, esternalizzare, o - in una parola - licenziare. Sono spietato, risoluto, disinteressato ai destini e alle storie di chi mi sta di fronte, taglio corto, sono insofferente dinanzi a donne incinte, coppie che lavorano nello stesso posto. Quando porto a termine un lavoro e lascio una città tutto quello che me ne rimane è una bustina di scontrini per la nota spese. Sono così privo di emozioni da non tollerare alcun tipo di relazione, a una fidanzata preferisco le prostitute da mettere in nota spese, non mi piace nemmeno la vecchina gentile vicina di pianerottolo che mi regala i fichi, ho poca stima per il mio capo, anche se forse sarà l’unico un minimo dispiaciuto al funerale di cui vado immaginandomi come protagonista, sono così poco incline a curarmi degli altri che non do molto peso nemmeno alle minacce e aggressioni…

È talmente didascalico nella sua perfezione quest’orco, da sembrare caricaturale. Persino la violenza a cui fa ricorso fin da ragazzino per “cancellare i propri errori” o ridurli ad un piagnucolante silenzio ha un che di fumettistico. La figura di Guglielmo sembra il ritratto tracciato da un diciassettenne arrabbiato svolgendo il tema: “Un orco dei nostri giorni”. È l’uomo della strada, portatore di un carico di egocentrismo che finirà per schiacciarlo, è il concionatore da seconda serata, ruminatore di concetti di una banalità che sconfina nel criminale. Il risultato è di quelli che farebbero sospirare di felicità un professore di liceo, ma non è purtroppo in grado di competere in un’arena letteraria che vede il nostro eroe contrapporsi a pietre miliari quali American Psycho, Il re degli ontani, Le benevole e decine di altri, che hanno posizionato piuttosto in alto l’asticella della figura letteraria dell’uomo senza sentimenti.