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Le corna del diavolo

Il commendator Adamo Chiappini, ex tenore di una piccola e provinciale città, si è dato al commercio avviando un magazzino di forniture per barbieri. Di questo commercio il Chiappini quasi si vergogna, pur traendone il sostentamento per una vita agiata e ricavandone una distrazione dalla disgrazia di aver perso improvvisamente la sua voce una notte al termine di una serata d’opera al Teatro “Colón” di Buenos Aires. Era stata una perdita smisurata anche perché il Chiappini non può vantare altri pregi essendo un uomo piccolo, con la pappagorgia, gli occhi acquosi, la testa calva e il labbro pendente. È anche un giocatore accanito e grazie agli incontri al tavolo da gioco ha modo di organizzare un’uscita con una donna della quale si è invaghito. Costei è la figlia di un suo cliente, un barbiere siciliano molto pericoloso. Questo incontro si rivela per il Chiappini di considerevole importanza… Sul giornale di provincia ha letto della dipartita di una tale vedova Livia Orlandi ed è tornato con la memoria alla sua gioventù. Aveva diciotto anni quando ha fatto la conoscenza della signora Livia, sposata con Fortunato Lo Pinto, maestro di scuola, un fascista tolto dall’organico, assegnato a un incarico particolare come ufficiale dell’Opera Nazionale Balilla e mandato a dirigere la Colonia Elioterapica a pochi chilometri dal paese. La giovane signora, una donna estremamente affascinante ma profondamente sola, attirava le attenzioni di tutti gli uomini del posto ma non dava confidenza a nessuno durante la sua passeggiata che aveva preso l’abitudine di fare ogni mattina alle dieci. Una di quelle mattine si erano incontrati al porto e, dopo essersi scambiati un breve saluto e due parole, avevano deciso di fare un giro in barca per attraversare il lago… I negozianti di vini dal Piemonte sono soliti scendere in Puglia e in Basilicata per seguire la vendemmia e acquistare vino. È usanza da parte di mediatori del Sud andare a cercare contatti al Nord per fare affari insieme e non stupisce quindi vedere arrivare un certo Tonolini, un uomo rimasto vedovo da poco, che con il progetto di aprire una cantina, è in cerca di un’occasione per cambiare vita. Ha bisogno di soldi che vuole ricavare dalla vendita di una casa importante di cui ha la proprietà al suo paese, Rionero in Vulture, in Basilicata. I nuovi soci in affari gli fanno volentieri dei prestiti, convinti di riavere il denaro appena venduta quella casa. Il Tonolini riparte con l’intento di tornare presto per restituire i prestiti ma c’è un terremoto che devasta molti luoghi tra cui anche Rionero…

Si apre con questi tre racconti, O soffio dell’April, Fioriva una rosa, Il Tonolini, la raccolta. Nel 1976 all’autore venne l’idea di raccogliere in un unico libro i tanti scritti che aveva prodotto negli anni precedenti, alcuni già conosciuti poiché apparsi sulle pagine del “Corriere della Sera”, tra gli altri Tommasino degli schiaffi o lo stesso Le corna del diavolo che dà il titolo alla raccolta. In questi racconti incontriamo lo stile ironico e cinico ma velato di malinconia di Chiara. I protagonisti di queste storie sono tenori, soldati, contadini che intrecciano erotismo e quotidiano in maniera nuova, dando alle avventure un’attenzione particolare al passare del tempo. Chiara tratteggia personaggi ambigui, stanchi, sconfitti ma sognatori e avventurieri che, durante la seconda guerra mondiale, dalla provincia sono andati in Svizzera a cercar fortuna. Una fotografia di un’Italia minore che ha caratterizzato quei tempi.