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Le due del mattino a Little America

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In un futuro non troppo lontano, a seguito di una guerra civile, la situazione politica mondiale si è ribaltata. L’America si è dissolta, disperdendo i suoi cittadini in tutto il mondo. Il popolo degli Stati Uniti si è trasformato in un grande gruppo di rifugiati che formano una sottoclasse operaia a basso salario, sfruttata e condannata a subire la xenofobia degli altri Paesi. Ron Patterson è un migrante ventenne appena sfollato e vive in una città senza nome vicino al mare, lontano dal luogo in cui è cresciuto. Era un ragazzo che giocava a baseball e che frequentava la scuola pubblica. Adesso invece vive in esilio, costretto ad abitare in un “sudicio blocco di cemento” insieme ad altri uomini, e a mantenersi riparando attrezzature di sicurezza. Un giorno, mentre lavora su un tetto, guardando distrattamente verso una finestra, vede una donna che fa la doccia. Dopo qualche giorno la rivede per strada, sa che è lei, anche se sembra un’altra persona. Presto scopre che il suo nome è Marlise e assomiglia molto a una sua compagna del liceo, un’americana come lui, dunque. La frequentazione tra i due tuttavia dura poco perché nel frattempo vengono approvate nuove leggi sull’immigrazione. Così Ron e Marlise decidono di separarsi, partendo per destinazioni diverse... Dopo circa dieci anni di pellegrinaggio, Ron si ritrova in un’enclave di edifici fatiscenti soprannominata Little America. Qui comincia a sperare di aver trovato finalmente casa. Adotta un cane randagio, ottiene un lavoro da riparatore che gli permette di muoversi tranquillamente in città. Ma anche questa ritrovata stabilità viene messa in pericolo quando viene costretto da un detective a prestare servizio come informatore…

Ken Kalfus è uno scrittore e giornalista statunitense, nominato al National Book Award per Uno stato particolare di disordine. Le due del mattino a Little America, pur richiamando distopie ben più note, tra tutte Il racconto dell’ancella di Margaret Atwood, ha un elemento di grande originalità. Rappresenta il ritratto inquietante di un’America umiliata, vista attraverso gli occhi di un migrante. Il romanzo, come ci ricorda l’autore, ricorda una camera oscura: Ron sembra condannato a vedere le immagini come se fossero capovolte. Le descrizioni sono volutamente vaghe: le lingue parlate, i cibi, le città senza nome. Una storia che spinge a riflettere cosa accade quando il privilegio viene capovolto. Consigliato.