
Marsina e Martina sono gemelle, sono “le figlie del generale”, identiche nel corpo, profondamente diverse nell’anima e nel carattere. Da anni non si vedono più, ma tra loro il confronto continua in un monologo interiore dal quale emerge la difforme visione degli eventi. Marsina ricorda il disagio vissuto alla festa del quindicesimo compleanno, l’ultimo festeggiato insieme, quello che probabilmente ha definito la separazione tra loro. La sorella dal volto sofferente, bella nell’abito blu stretto in vita da un enorme fiocco, che invece di dissimulare sottolineava la pancia vuota della ragazza. Anche Martina ricorda quella festa a sorpresa, la casa invasa da persone invitate senza il suo consenso, la sorella che le regala quell’inutile nastro dei Beatles mentre corre affannata di vita, con la pancia piena, pronta a sbocciare. Martina controllata e assennata, che legge letteratura russa con il padre, una giovane brava e di successo, Marsina vivace e passionale, che agisce d’impulso incurante delle conseguenze anche sull’onorabilità della famiglia. In mezzo il generale amato e temuto. Quando si innamorano entrambe di Jeton le differenze si acuiscono, la competizione le allontana ulteriormente e gli eventi precipitano, modificando il corso della vita di tutti…
Le figlie del generale è il primo romanzo di Mimoza Hysa tradotto in italiano, una storia che mantiene in perfetto equilibrio narrativo le tante tematiche affrontate. L’argomento più immediato, quello che conduce il racconto, è la necessità di due sorelle gemelle identiche di distinguersi, di creare il proprio spazio vitale, di essere riconosciute. Sono le riflessioni delle protagoniste, che si alternano in prima persona, relative a episodi della giovane vita condivisa, che svelano come ciascuna ha vissuto il rapporto con il proprio corpo, la relazione con i genitori, le amicizie, gli amori. Lo scambio è prettamente mentale, solo pensieri che si intrecciano; i luoghi sono memorie, gli altri personaggi e i fatti nascono dal ricordo delle sorelle e a un certo punto della lettura viene perfino il dubbio che quel dialogo sia il delirio di una persona schizofrenica. Le cose tuttavia non sono come appaiono e sottotraccia spuntano qua e là indizi che rivelano come si viveva in Albania nel periodo della dittatura di Enver Hoxha, durante “gli anni neri del Paese delle Aquile”. Dal contesto familiare emergono sapientemente i timori, le incertezze, la mancanza di limpidezza nelle azioni, la divisione in “caste”, le ritorsioni del potere totalitario. Hysa non affronta il tema politico in maniera diretta, ma usa un gioco di specchi, un rimbalzare di immagini che rendono in maniera efficace il clima sociale in cui per sopravvivere si deve stare dalla parte del dittatore a ogni costo, ma anche in questo modo non si ha mai la certezza di essere salvi. La narrazione del doppio è alla base del romanzo: Marsina/Martina, Dovere/Piacere, Bene/Male, Verità/Menzogna,Cuore/Mente;anche i personaggi hanno duplici personalità che sono tratteggiate con precisione. Uno stile narrativo semplice, accattivante, un romanzo dal ritmo incalzate con sviluppi imprevedibili e mai banali.