
Un medico scopre una portentosa proprietà delle onde sonore, ovvero la capacità di creare un fascio di etere dinamico così potente da essere in grado di avere un forte impatto sui solidi. Lo scienziato riesce a progettare una macchina che riproduca la stessa capacità di creare questa forza devastante ma scopre che funziona soltanto se ad azionarla è lui stesso… Un uomo solitario, dedito ai suoi pesci, ai suoi uccelli, ai suoi libri e ai piaceri della tavola, passa il suo tempo nella sua bella tenuta, dalla cui terrazza domina “una confusa moltitudine di tetti e giardini, un angolo di baia irto di pennoni, il grigio tracciato di un viale”. In una bella giornata di sole, molto calda e senza nuvole, mentre guarda distrattamente l’orizzonte, verso le undici si accorge per caso che dal cielo terso cominciano a piovere faville di rame incandescente, che con un rumore attutito toccano il suolo… Ospite di un anziano inglese assai riservato e un po’ misterioso, un uomo scopre di avere in comune con lui la passione per l’omeopatia. L’anziano sembra trovare il suo ospite molto piacevole e così comincia a raccontargli il suo passato in India e della strana malattia contratta lì, mentre prestava servizio militare… Un giorno qualunque, mentre gioca nel giardino della casa in cui abita con la sua famiglia, un ragazzo si imbatte in un piccolo rospo e, come fa sempre quando ne vede uno, comincia a bersagliarlo di sassate. Ma il piccolo batrace, invece di fuggire, comincia a gonfiarsi a dismisura. Tuttavia, alla fine, come i suoi simili in precedenza, anche il piccolo rospo finisce per soccombere. Incuriosito dalle anomale caratteristiche dell’esemplare, il ragazzo raccoglie il cadaverino e va a chiedere informazioni alla vecchia domestica. La donna, sempre accondiscendente nei suoi confronti, questa volta alla vista del rospo balza in piedi e glielo stappa dalle mani. “È un rospo maligno – dice spaventata – che resuscita, se non viene bruciato” e lo rimprovera aspramente. Quindi incendia dei legnetti e vi depone il piccolo corpo, poi comincia a raccontare al ragazzo una storia spaventosa…
Giornalista, poeta, autore di racconti, studioso di occultismo e teosofia, Leopoldo Lugones – nato in Argentina nella provincia di Córdoba nel 1874 e morto suicida in un hotel di Tigre nel 1938 con un mix letale di cianuro e whisky, in seguito ad una profonda depressione causata da delusioni politiche e amorose – è considerato il padre del fantastico sudamericano insieme a Macedonio Fernandez, e l’ispiratore e mentore di autori del calibro di Jorge Luis Borges, Julio Cortázar, Gabriel García Márquez, Pablo Neruda. Nello specifico, è considerato il precursore del racconto fantastico argentino e della narrativa breve, che in Argentina conoscerà una grande tradizione nel corso del XX secolo. Borges ebbe a dire, “Incarnò a un grado eroico le qualità della nostra letteratura […]. Se dovessimo concentrare in un uomo solo l’intero corso della letteratura argentina […] quest’uomo sarebbe senza dubbio Lugones”. Eppure, quando uscì nel 1906, la raccolta di racconti eterogenei Las fuerzas extrañas non ebbe buona accoglienza perché il genere fantastico non era diffuso nel Paese e nemmeno tanto conosciuto. Il filo rosso che attraversa e lega i dodici racconti de Le forze misteriose – già pubblicato in Italia nel 1989 da Lucarini con il titolo Le forze strane – è la presenza, appunto, di forze misteriose che appartengono ora al mondo della natura, ora a quello della scienza, ora al soprannaturale ma sono sempre forze pericolose, soprattutto quando sottovalutate e mal gestite dall’uomo. Nelle storie l’inspiegabile si mescola a realtà apparentemente note e rassicuranti che possono essere un laboratorio di fisica, un giardino, un palazzo di Buenos Aires, una città greca, una località biblica. Con un linguaggio ricercato, soprattutto nell’aggettivazione (“un odore tra il fosfatico e l’urinoso appestava l’aria”), uno stile ricco e infiniti riferimenti coltissimi – che spaziano da E.T. Hoffmann a Welles a Darwin, alla mitologia greca, alla Bibbia, a studiosi di scienza e teosofia – Lugones ci parla di fiori che danno morte, di piogge di fuoco, di pensieri e musica che si trasformano in energia; alla fine – ci rendiamo conto – racconta di forze occulte e misteriose che non sappiamo riconoscere nonostante si agitino dentro di noi. Il tentativo che appare evidente è quello di compensare la scienza col fantastico e col misticismo attraverso un miscuglio di filosofia orientale e tecnica scientifica occidentale. L’attenzione dello scrittore non è all’orrorifico in sé, ma all’orrore che sembra scaturire dalla scienza quando l’uomo, incapace di controllare le forze sconosciute e spesso letali che evoca, supera i suoi limiti e finisce in balia di ciò che irrompe nella realtà apparentemente rassicurante e la stravolge. Spesso sono piante o animali a veicolare queste forze ma decisamente più riusciti sono i racconti di ambientazione mitica, mistica, biblica e storico-religiosa. La presenza di nozioni scientifiche – a volte all’interno di digressioni così particolareggiate e piene di erudizione da essere appena noiose ma interessanti se contestualizzate – e rievocazioni mitiche, assediate da queste forze occulte che spesso scaturiscono dall’uomo stesso, evidenzia il contrasto tra la fiducia di Lugones nella scienza e i suoi dubbi in materia religiosa. Benché animato da idee anarco-socialiste e anticlericali, l’argentino ebbe infatti sempre attenzione per lo spiritualismo ma anche per lo spiritismo e le scienze occulte, in conformità, per altro, agli interessi del Modernismo, nello specifico del Modernismo ispano americano, movimento letterario e stilistico (1880 – 1914) che mescola elementi del romanticismo europeo con il simbolismo francese. I riferimenti culturali di questo autore che fonde sapientemente nozioni vere ed elementi fittizi, possibile e impossibile, reale e irreale, sono infiniti. Ancora Borges riassume questa attitudine nell’espressione “immaginazione ragionata” come carattere peculiare della scrittura di Lugones, ad un tempo epigono della narrazione sovrannaturale ottocentesca e già intriso del racconto moderno del ‘900. La voce narrane di queste storie insolite, stranianti, suggestive, immaginifiche, misteriose, perturbanti, spesso nere è ora in prima persona, ora in terza esterna. L’edizione Lindau si avvale di un’ottima traduzione, capace di rendere l’atmosfera di questi racconti, di un apparato di note accurato e di una cover che ripropone un particolare da un quadro dell’artista visionario e angosciante per antonomasia, Hieronymus Bosch. Lettura senza tempo, questa, imprescindibile per ogni vero appassionato del fantastico.