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Le mie suffragette

Le mie suffragette

Manchester, 1895. Nellie ha dieci anni e da quando suo padre è andato a cercare fortuna in America portando con sé i due figli maschi vive con la mamma in un ospizio per i poveri. Quando la mamma muore a causa di una polmonite, Nellie, rimasta sola, viene assunta a servizio dalla famiglia Pankhurst. Sono brave persone, i Pankhurst: il padre Richard si batte da sempre a favore dei lavoratori e per i diritti delle donne; la madre Emmeline e le figlie Chrystabel e Sylvia sono attive nel movimento delle suffragette che si propone di estendere il diritto di voto alle donne. Nellie, consapevole della fortuna che le è toccata, con semplicità e linguaggio colloquiale racconta episodi di lotta delle suffragette e tratteggia il ritratto di quelle tra loro con cui entra in contatto, come Kitty Marion, attrice e cantante di varietà che, incarcerata, protesta facendo lo sciopero della fame e deve ripetutamente subire la violenza della nutrizione forzata. Come lady Constance Lytton, aristocratica che, per dimostrare come il governo adotti trattamenti diversi a seconda dello status sociale delle donne passibili di sanzioni, si traveste da povera cucitrice e viene arrestata. O come Annie Kenney, operaia tessile, attivista politica, che viene malmenata in malo modo e arrestata perché aveva osato intervenire ripetutamente al congresso del Partito Liberale chiedendo se, in caso di vittoria alle elezioni, i liberali si sarebbero adoperati a favore del voto alle donne. Memorabile un passaggio del suo discorso alla Free Trade Hall: “La legge è più forte di me, ma se non posso cambiare la legge malvagia che tiene in schiavitù le donne oppresse di questa nazione, morirò nel tentativo di cambiarla”...

Paola Bono, docente di teatro inglese al DAMS e all’Università Roma Tre, racconta qui la storia delle suffragette attraverso la voce di Nellie. Una voce a volte ingenua, ma sempre appassionata, spesso concitata e incalzata da un’enfasi che esprime stupore e convinzione insieme, il tutto nella cornice di una grammatica e di una sintassi tentennanti e incerte. Ma è così che parlano – parlavano – le donne di umili condizioni, non aliene però, nonostante le molteplici difficoltà, a lottare per ottenere il rispetto dei propri diritti, individuali, sociali, politici. Emmeline Pankhurst, datrice di lavoro di Nellie, fu una delle più importanti esponenti del movimento delle suffragette e fondatrice della Women’s Social and Political Union. Emmeline fu arrestata più volte dalla polizia, e morì nel giugno 1928 solo qualche settimana prima che tutte le donne inglesi conquistassero il diritto di voto, senza limitazioni di età e di censo. Rimane salda una sua considerazione, che Nellie riferisce, convinta: “Nessun uomo era escluso solo perché era un uomo, tutte le donne sono state escluse solo perché erano donne”. Le rivendicazioni delle suffragette presero inizio a Manchester, per poi estendersi a tutta l’Europa e oltreoceano. La romanzesca vicenda di Nellie si intreccia in questo libro con la vita coraggiosa e il sacrificio di donne reali, dotate di grande dignità e di nessuna paura. Donne lucide e intelligenti, capaci di comprendere quanto fosse ingiusto il pretesto di chi rifiutava a tutto l’universo femminile il diritto di esprimere le proprie scelte politiche: “non ci vogliono dare il voto per proteggerci - già, perché siamo il sesso debole - ma quando poi dobbiamo lavorare turni di dodici ore in fabbrica allora la forza ce l’abbiamo...”.