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Le persiane verdi

Le persiane verdi

Non si sente poi così tranquillo Maugin, con quella macchina bianca e fredda piantata contro il petto nudo, che lo costringe ad assumere una posizione innaturale. Si aggiunge poi l’ansia del non sapere, perché il dottor Biguet si limita a fargli domande senza dargli alcuna risposta sul suo stato di salute. Certo è stato gentile il medico a riceverlo alle sette di sera nello studio parigino, dopo quella sua telefonata improvvisa: un orario fuori dalle visite per non dare nell’occhio! Non deve saperlo nessuno che il grande Èmile Maugin è a farsi controllare il cuore, altrimenti quelli della stampa, quelli senza scrupoli, non esiterebbero a dare in pasto ai lettori la sua potenziale malattia – quale poi? - pur di pubblicare qualche titolone a carattere cubitali. Chissà se il dottore riesce a captare qualcosa del suo alito: accidenti non ci ha pensato prima di bere i suoi consueti due bicchieri di rosso! Perso nei suoi pensieri, Maugin ascolta a malapena il medico, rispondendo a fatica alle sue domande. Sì, ha tanti impegni tra spettacoli in teatro e film da girare, esattamente cinque in un anno. Donne? Sì, più che altro fino a qualche tempo fa. Anni? Cinquantanove. Insomma, come va il cuore? Il medico gli risponde con una velata apatia che il cuore nel complesso va bene, che gli prescriverà comunque delle pastiglie, perché sembra l’organo di un uomo di settantacinque anni e non certo quello di uno di sessanta. Comunque sia Biguet non se la sente di dargli alcun consiglio, del resto è consapevole che un attore di fama mondiale come Maugin non potrebbe modificare nulla del suo stile di vita: tra l’altro devono sbrigarsi, il teatro attende l’artista, non manca molto all’inizio dello spettacolo della sera. Effettivamente l’attore ha fretta di congedarsi dal grande e famoso medico, ma non abbastanza per non fermarsi al primo bar che incontra e chiedere il suo abituale bicchiere di rosso. Uno solo per contenere la sua rabbia, il suo rancore, la sua delusione non è abbastanza. Ancora un altro, un altro ancora e poi il quarto, l’ultimo prima di dirigersi verso il teatro dove il pubblico è sicuramente già arrivato da ogni parte di Parigi e dove con il suo fare arrogante, Maugin si avvia verso il camerino, salutando a stento i fedeli collaboratori, che vedendolo in quello stato, non pensano certamente bene di lui…

Le persiane verdi è un romanzo di Georges Simenon, scritto dall’autore belga nel 1950, quando si trovava a Carmel by the Sea in California, pubblicato nello stesso anno ed edito per la prima volta in Italia nel 1957. Un libro scritto magistralmente da Simenon, che vede protagonista il grande attore di teatro e stella del cinema Èmile Maugin, che vive a Parigi con la sua giovanissima moglie Alice e la figlia di lei Baba. Un artista all’apice del successo, che nella vita ha conosciuto la povertà più assoluta, arrivando a fare cose che non riesce più a raccontare nemmeno a se stesso; un uomo che non si è fermato davanti a nulla pur di raggiungere la notorietà e il potere che concede il danaro. La fama lo ha però cambiato in peggio: Maugin è scontroso, scorbutico, frustrato, sleale, incoerente e ha un’amica inseparabile, la bottiglia. È un egocentrico il celebre attore, un presuntuoso che vive nel suo mondo e nella convinzione che tutto ruoti intorno a sé. Maugin usa e sfrutta la bontà altrui, teme il giudizio ma lo fronteggia con ardore, teme la morte e soprattutto teme di morire da solo. Una figura devastante, quella del protagonista di questo romanzo, il cui titolo ha un significato profondo, emblema di un sogno infranto e di sentimenti calpestati dal suo stesso egoismo. La penna di Simenon come sempre non delude, consegnando al lettore un personaggio cinico a tratti odioso, ma sorprendentemente umano. Una figura quella di Maugin che non trae ispirazione da alcuna celebrità: è un uomo stanco, demoralizzato ed egoista che potrebbe, secondo una parte della critica, fare riferimento allo stesso Simenon e alle sue paure legate alla diagnosi di una malattia cardiaca, rivelatasi in seguito errata. Nudo, crudo e di spessore il racconto dell’autore, che anche ne/con Le persiane verdi adotta lo stile narrativo che lo contraddistingue: una forma la sua, che dà vita ad una lettura scorrevole, non perdendosi dietro inutili fronzoli e capace di disegnare una potente introspezione psicologica. Lo scrittore belga, attraverso il personaggio di Maugin, la sua storia e quella delle figure che ruotano intorno a lui, ben descritte e delineate, esalta la forza umana, quella che non conosce difficoltà, mettendo comunque a nudo la debolezza dell’animo apparentemente infallibile e la stanchezza che assale lo spirito quando si presenta la resa dei conti con la vita.