
Ognuno chiama la morte con un nome che è insieme misterioso e suo soltanto. Per la fanciulla cresciuta troppo presto in quella città dello Zimbabwe si chiama Nobisi, come per la sua mamma. Perché è come il latte, “ci contamina alla prima poppata, per poi crescerci dentro ogni giorno”. Ogni giorno muore un poco, negli incontri a pagamento con quegli uomini che non sanno nulla di lei, che la chiamano Dea senza avere alcuna idea di cosa la agiti dentro. Nessuno sceglie il proprio destino ma il tuo destino è sulla bocca di tutti se durante un gioco erotico troppo spinto si mostra in tutta la sua forza… Non è davvero un fatto di poca importanza se durante una tranquilla colazione i tuoi problemi si mostrano in tutta la loro gravità in un modo del tutto privo di logica. Nelle situazioni disperate può anche capitare che il tuo pene inizi a parlarti come un grillo parlante, o un filosofo aghori. O peggio, come un esperto in storia degli strumenti del piacere sessuale, che ti esplica per filo e per segno l’invenzione e l’evoluzione di quel cock ring che hai infilato là sotto e che non riesci a tirare via ormai da due giorni… Sensuali e inquietanti come creature degli abissi. Le sue fotografie catturano forme sinuose di donne, come sogni di sirene. I visitatori alla galleria sorridono, sollevano calici trasparenti. Lui è sempre solo, trascorre piano il tempo. Osuimono, la sua preparazione è lenta. Ma ciò che non si aspetta dalla sua zuppa è che dai suoi vapori prendano vita donne bellissime, terribili come i suoi scatti, in cerca di… Per un prete di campagna è dura, durissima farsi ascoltare da quelle piccole pesti che deve tener buoni tutti i pomeriggi. Non sono per nulla interessati agli anatemi contro la promiscuità sessuale moderna, né alle punizioni divine per gli atti contro natura. Quell’uomo col carretto gli dà però un’idea. Magari con un teatro di burattini può tener buoni i ragazzi il tempo sufficiente per non farsi venire ulteriori ulcere. Così promette un pegno a quell’uomo, e lui inizia a raccontare: “Accorriamo a Venezia, nella serenissima danza dei signori d’alta corte, dove la leziosità lievitava nei mutandoni degli annoiati”…
Le piccole morti è un volume a fumetti che raccoglie quattro storie differenti nel tratto e nel senso. Il filo conduttore è la sessualità, che talvolta si presenta come un fato da cui non è possibile scappare, altre come incidente di percorso per chi decide di provare nuovi stimoli, o per chi ha il cuore troppo debole per contenere sensazioni esplosive. Il titolo viene dalla perifrasi francese con cui talvolta si indica l’orgasmo: è questa “la petite mort” a cui si allude nel titolo. Un momento di sospensione in cui tutto si ferma, per poi rinascere. Nelle quattro storie si trovano geografie di luoghi lontani, dall’Africa al Giappone passando per la Francia e l’Inghilterra. Le sceneggiature prendono spunto da fatti surreali (ma realmente accaduti), da suggestioni estetiche, dagli scherzi che Morte combina quando siamo intenti a fare altro, per ricordarci che nessuna estasi può salvarci da lei. I racconti sono scritti tutti da Brian Freschi mentre alle matite, chine e tavolette grafiche si alternano quattro stili diversi per altrettante mani, capaci di giocare con la storia ognuno secondo la propria sensibilità. Fra le quattro vite ho amato il silenzio evocativo e il movimento delle figure femminili del racconto privo di baloon, Dashi, illustrato da Anna Ferrari e dedicato agli scatti conturbanti del fotografo giapponese Daikichi Amano. Una lettura breve (appena ottanta pagine in bianco e nero) ed eterogenea, con tratti grafici che passano dal realistico al pop ‒ distorto (come Ratigher, si dice fra le righe in Storia di una decapitazione), fino alle ispirazioni manga e umoristiche, che ha il pregio di raccontare con i modi immediati del fumetto “qualcosa che non sai” (ogni racconto ha un piccolo explicit che rivela il fatto reale a cui è ispirato).