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Le Sabine

Parigi, anni ‘40. In Rue de l’Abreuvoir, nel quartiere di Montmartre, c’è una donna di nome Sabine che possiede il dono dell’ubiquità. Si moltiplica a piacimento e si trova allo stesso tempo, anima e corpo, ovunque ella desideri. Il marito ignora questa caratteristica di Sabine e lei si guarda bene dal rivelarlo, utilizzandola soltanto all’interno del loro appartamento quando resta sola. La mattina per esempio, davanti allo specchio, si sdoppia o si triplica in modo da osservare più comodamente il proprio viso, il proprio corpo e le proprie movenze. Una volta finito si affretta a ricomporsi, ovvero a fondersi in una sola e unica persona. Anche certi pomeriggi invernali o di pioggia a dirotto, quando non le va di uscire, Sabine si moltiplica dieci o venti volte e per non annoiarsi intrattiene una conversazione animata e chiassosa con le varie parti di sé stessa. Antoine Lemurier, suo marito, vice-capoufficio del contenzioso all’interno di un istituto bancario, non sospetta la verità e crede fermamente di avere, come chiunque altro, una moglie unica e indivisibile. Una sola volta, tornando a casa senza preavviso, si è trovato davanti tre spose rigorosamente identiche, salvo che per la posizione, che lo fissavano con i loro sei occhi ugualmente azzurri e limpidi, davanti ai quali è rimasto di stucco e con la bocca leggermente aperta. Sabine si è subito ricomposta e il marito ha creduto di essere affetto da qualche disturbo, opinione in seguito confermata dal medico di famiglia che ha diagnosticato un’insufficienza ipofisaria…

Il racconto lungo dell’autore francese Marcel Aymé (1902-1967) pubblicato dalla casa editrice L’Orma in ebook è talmente irreale da far perdere di vista al lettore la complessa simbologia celata all’interno di una trama essenzialmente fantastica. Sabine Lemurier, la protagonista, all’inizio del racconto si presenta come un’impeccabile padrona di casa che riesce a completare tutte le faccende domestiche sia pur riposandosi e dedicandosi ad un numero spropositato di amanti. E però, man mano che la storia procede, le molteplici identità nelle quali la donna si divide la travolgono determinando un epilogo tragico. Il racconto appare in perfetto equilibrio tra il reale e il fantastico, mentre l’incongruità e la casualità della fabula lasciano il posto ad una ben delineata morale riguardo alla protagonista. In buona sostanza, Marcel Aymé attraverso i toni fantastici che dunque paiono occasionali s’interessa all’individuo e ne giudica le pulsioni più intime cogliendo la lezione del naturalismo francese e mantenendosi nel perimetro di uno stile narrativo tradizionale. Riguardo Sabine la tentazione, sempre presente nella natura umana, di voler assumere molteplici identità, viene considerata illusoria e anzi aspramente criticata in confronto al concetto di unicità dell’individuo. I toni del racconto lungo a tratti sembrano quelli kafkiani riguardo l'impossibile pur presente nella quotidianità, ma Aymé appare ben distante dalla cupezza dell’autore praghese ed anzi manifesta anche tratti umoristici.